Forse è il caso di ribattezzare la zona Cesarini, trasformandola in zona El Shaarawy. Perché proprio come il calciatore italo-argentino degli Anni 30, tra Juventus e Nazionale, si era specializzato nei gol allo scadere (quando ancora non esisteva il recupero), così il Faraone dimostra di avere un feeling particolare con gli ultimi scampoli di partita. Nessuna novità in tal senso, anzi: il sigillo (preziosissimo) al 90’ contro il Monza è al contrario la conferma di una piacevole consuetudine, se si tiene conto del fatto che 15 dei 59 gol totali di Stephan con la maglia della Roma (il 25%, uno ogni quattro) sono arrivati dal 75’ in poi.
Un fattore vero e proprio, quello dell’incidenza del numero 92, che spesso e volentieri entrando a partita in corso riesce a cambiare gli equilibri. Fu così nella sua prima stagione nella Capitale, quando a Marassi segnò il gol della vittoria all’87’ contro il “suo” Genoa nel maggio 2016, ed è così ancora oggi. In mezzo, un’esperienza nel massimo campionato cinese, quindi il ritorno a Roma, la Nazionale riconquistata soltanto di recente e – altrettanto di recente – le insinuazioni fatte da Fabrizio Corona, secondo cui El Shaarawy sarebbe stato coinvolto nel caso scommesse. Stephan ha risposto in maniera decisa e dura su Instagram qualche giorno fa, poi lo ha fatto anche in campo con il gol che è valso i tre punti domenica pomeriggio.
«Come si può pensare di mancare di rispetto al calcio, che è la mia passione e la mia vita, e che mi permette di vivere momenti come questi?», il succo delle dichiarazioni post-partita del Faraone, ancora con gli occhi umidi delle lacrime versate subito dopo il triplice fischio. Un pianto liberatorio, uno sfogo fisiologico, visto il carico emotivo generato dalla settimana che aveva preceduto l’incontro.
Entrando spesso a partita in corso, va da sé che l’attaccante di origini egiziane si riveli utilissimo con la sua abilità nel dribbling e la sua velocità contro difese già stanche. Ecco dunque che il suo ingresso può rompere gli equilibri, spesso in maniera decisiva. Perché, a fronte di qualche rete nel finale che ha inciso poco o nulla ai fini del risultato, altre hanno fatto guadagnare punti. Basti pensare al già citato 3-2 con il Genoa all’87’ nel 2016, ma anche al più recente 1-1 al 91’ a Napoli del 18 aprile 2022, o al 3-1 nei supplementari di Roma-Feyenoord che la scorsa stagione ha spianato la strada per la semifinale ai giallorossi. E come dimenticare quel tiro a giro, sempre sotto la Curva Sud, al 91’ di Roma-Sassuolo del 12 settembre 2021? Non solo la vittoria: quel gol ci ha regalato anche uno dei più alti momenti di “mourinhismo” che si ricordino nella Capitale.
Se domenica José si è inginocchiato – quasi volesse ringraziare gli dèi del calcio – al gol di El Shaarawy, quel giorno di due anni fa corse sotto la Sud, pugno destro al cielo, per festeggiare con i suoi ragazzi. Era la sua millesima panchina da capo allenatore in carriera, e lo “Special One” ci teneva particolarmente a vincerla; figurarsi dunque con il successo arrivato al 91’, dopo aver rischiato di perdere. Anche in quel caso, fu il Faraone a far esplodere José: fu proprio in quell’occasione, con ogni probabilità, che Elsha cominciò a scalare le gerarchie del tecnico, guadagnandosi pian piano la sua fiducia e la sua stima. Fiducia e stima che restano intatte, anzi, semmai accresciute, a distanza di due anni.
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FONTE: Il Romanista – L. Latini
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