La Grande Paura. Dopo il parere negativo del Comune alla costruzione del nuovo stadio nell’area di Tor di Valle – fatte salve la risoluzione di un buon numero di criticità – la Roma teme che il sogno Usa possa svanire e così ha fatto partire una controffensiva mediatica che si è materializzata nell’hashtag «FamoStoStadio». Tutto nasce dall’incursione su Sky di Spalletti che dice: «A Roma va fatto lo stadio. “Famo ‘sto stadio”. E non solo a Roma, vanno fatti per tutte le squadre». Già dalla mattina, comunque, tutti i dirigenti e i funzionari del club avevano cambiato l’immagine dei loro profili social mettendo quello del nuovo stadio, finché in serata al coro si è unito anche capitan Totti: «Vogliamo il nostro Colosseo moderno, una struttura all’avanguardia per i nostri tifosi e per tutti gli sportivi!».
M5 STELLE IN DIFFICOLTA’ – Con queste premesse, non è un caso che Frongia, assessore allo Sport, dica: «È un parere tecnico, non una bocciatura». Però ci assomiglia, tant’è che è arrivato il plauso degli ambientalisti di «Italia Nostra» e dello zoccolo duro del movimento vicino a Berdini, assessore all’Urbanistica, che due giorni fa ha detto il non elegante: «Sullo stadio l’hanno presa sui denti». La situazione è più complessa. Ad esempio, dopo le forti pressioni del club, Berdini – insultato e minacciato sui social – ha dovuto anticipare l’incontro tecnico da giovedì a martedì, giorno peraltro in cui Roma e Lazio incontreranno anche i ministri Minniti e Lotti per togliere le barriere. Ma non basta. I 5 Stelle non dicono di essere contro lo stadio – di proprietà non del club ma di un pool di imprenditori – ma di voler dare il via libera senza fare varianti al Piano Regolatore, cosa inaccettabile per i proponenti perché l’investimento non sarebbe congruo alle opere pubbliche da costruire. Il taglio del 20% di metri cubi del milione e mezzo proposto sembrava il punto d’incontro, ma la variante occorrerebbe in ogni caso. Morale: il 3 marzo ci sarà l’atto finale e tutto è possibile. Ma il paradosso è servito: dopo uno scontro così, persino in caso di placet i grillini non potranno più rivendicare la gloria di un sì.