La Roma perde la faccia e il quarto posto, addirittura scivolando al settimo, battuta e scavalcata dall’ottimo Bologna di Thiago Motta e superata pure da Napoli e Fiorentina, e si consola con la straordinaria dichiarazione d’amore di Mourinho di fine partita, disponibile a ripartire con questa squadra praticamente senza condizioni per un prossimo ciclo, magari rinnovando insieme la squadra e puntando, come ha detto lui, su giocatori di gamba e di talento, più giovani e meno distratti, nessuna scommessa in prestito e tanti ragazzi di prospettiva, in pratica quelli che si è trovato di fronte ieri sera, in una partita che il Bologna ha vinto con maturità a dispetto della giovinezza del gruppo.
Tutta la squadra di casa, tranne Freuler (‘92), ieri era costituita da giocatori nati dopo il 1 gennaio ‘97, contro i due di partenza nella formazione di partenza di Mou (Ndicka e Kristensen), eppure hanno vinto colpendo al momento giusto, quasi attendendo l’impatto iniziale della Roma, assorbendolo con disinvoltura, per poi colpire a cavallo dei due tempi.
Male la Roma senza le sue due stelle, ma troppo male per poter giustificare la brutta serata solo così, e non ha troppo senso neanche sottolineare l’ennesima insufficiente prestazione arbitrale, con Guida incapace di gestire la partita con coerenza fino alla chicca del secondo tempo quando prima non ha sanzionato un chiaro fallo da ultimo uomo di Beukema, già ammonito, su Belotti (e Thiago ha ovviamente provveduto all’immediato cambio) e poi ha espulso Lucumi appena entrato per un altro fallo da ultimo uomo (discutibile, peraltro) su Azmoun che era partito in chiarissimo fuorigioco. Per poi tornare indietro col Var.
Ma la Roma ha troppe colpe proprie. Nel primo tempo, per esempio, era stata all’inizio una bella partita a scacchi, caratterizzata più dall’intensità dei duelli muscolari che dalle giocate puramente tecniche, e per più di mezz’ora la Roma ha tenuto lontani gli avversari dalla porta di Rui Patricio, ma ha finito progressivamente per cedere alla maggior freschezza atletica dei rossoblù, con un finale di tempo che li ha visti andare in vantaggio e successivamente legittimare il risultato con una costante aggressività offensiva che ha messo in forte difficoltà il compassato centrocampo romanista. Mourinho aveva schierato la formazione senza Bove, con Pellegrini mezzala (a destra) con Cristante (a sinistra), recuperando Spinazzola in fascia e preferendo El Shaarawy al fianco di Belotti.
Certo che Dybala e Lukaku sono un’altra cosa, ma questo si sa ed è inutile rimpiangerli quando mancano: insieme non succedeva dal 1° settembre, una delle più brutte partite della Roma della stagione, col Milan. Il Bologna ha giocato invece con la serenità e l’autostima che deriva da quella serie di risultati quasi incredibili che l’hanno portato a salire addirittura al quarto posto della classifica, adesso in solitaria.
Così anche nelle difficoltà iniziali di un possesso palla concreto, ma piuttosto improduttivo (66% alla fine del primo tempo, ma senza grossi pericoli corsi da Rui Patricio fino al gol), non si è disunito e ha fatto la sua bella partita solida, rispondendo alle asprezze con altre asprezze (con Paredes, Mancini e Llorente da una parte, Moro, Freuler e Saelemaekers dall’altra) e i cartellini distribuiti da Guida solo per le proteste (Llorente, Pellegrini e Ferguson) e poco per le scorrettezze (Beukema, poi graziato nel secondo tempo). Sta di fatto che fino al gol solo la Roma si era resa pericolosa, prima (al 27’) con una coraggiosa punizione battuta a sorpresa da metà campo da Llorente deviata in corner da Ravaglia (preferito a Skorupski da Motta) e poi al 31’ con un cross di Kristensen ben imbeccato da Pellegrini con colpo di testa di Belotti (l’unico suo lampo nel primo tempo), che ha costretto Ravaglia al salvataggio in corner. Poi il gol, improvviso.
La prima mollezza è stata duramente pagata: perché Cristante si è fatto sfilare alle spalle Freuler che ha colto l’altra mollezza di Ndicka in chiusura e ha servito Ndoye in un invitante corridoio interno, sullo scarico basso Mancini ha controllato Zirkzee, ma la palla è sfilata alle spalle dei due ed è arrivata sui piedi di Moro, nella zona che i centrocampisti della Roma da sempre faticano a coprire, un altro rigore in movimento che il croato ha scaraventato alle spalle di Rui Patricio.
Subito dopo la Roma ha costruito un’altra buona occasione, con una sponda per Belotti che è entrato in area a sinistra in solitudine e ha calciato forte col sinistro, trovando sulla traiettoria il collo di Ravaglia a deviare in angolo, ma subito dopo l’assistente Meli ha alzato la bandierina: se avesse segnato però sarebbe stato interessante stendere le linee del fuorigioco al Var per vedere la posizione al centimetro. Di fatto un’altra occasione mancata dal Gallo. Il finale è stato poi tutto di marca bolognese, con Zirkzee sugli scudi: prima ha seminato con destrezza in area tre avversari e ha calciato fuori, poi ha servito Ndoye che di destro ha trovato l’esterno della rete.
pinazzola per cercare di ribaltare il momentaneo 1-0 ha infatti visto sventolare il suo numero sul tabellone del quarto uomo al 64′ per fare spazio a Bove. La storia clinica del calciatore arrivato in prestito dal Psg poteva far pensare a un problema fisico, ma si è invece trattato di una scelta tecnica di José Mourinho, che si è poi scusato nel post partita, ai microfoni di Dazn. «Voglio chiedere scusa pubblicamente a Sanches – ha ammesso lo Special One – per un giocatore è dura, ma lo è ancora di più per un allenatore, in carriera l’avrà fatto massimo 3 o 4 volte, ma è quello che dovevo fare per provare a recupe-are il risultato». Rimane però la reazione dell’ex Bayern, che al momento della sostituzione dopo lo stupore iniziale, si è accomodato in panchina rifiutando il giaccone e decidendo di non degnare nessuno di uno sguardo. (…)
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco