Finisce in gloria con il 2-0 di Lukaku a recupero del recupero ormai ultimato, con il Napoli in campo stremato con soli sette giocatori di movimento (oltre ai due espulsi Politano e Osimhen, anche Natan, appena entrato come quinto cambio e subito infortunato) e l’Olimpico a ruggire e a trascinare come sempre questa squadra strana, così feroce e volitiva in casa quanto moscia e approssimativa fuori casa. Ad aprire i giochi, con la superiorità numerica appena conquistata grazie al folle calcione di Politano ai danni di Zalewski che lo stava trattenendo, è stato Pellegrini, eroe quasi per caso stavolta, dopo l’esclusione iniziale, e autore di una grande girata in area nel momento in cui serviva la sua qualità, mentre il sigillo finale è stato di Lukaku, 2-0 e tutti a casa a festeggiare il Natale, con un dignitoso sesto posto recuperato in classifica scavalcando proprio Napoli e Atalanta e mettendosi subito alle spalle delle sorprendenti Bologna e Fiorentina. Sabato sera, alla vigilia di capodanno, si va a far visita alla Juventus, forse con Dybala. Se si cambia passo in trasferta può cambiare definitivamente la stagione.
Ieri ad esempio la Roma ha affrontato il Napoli non solo senza il timore reverenziale che in altre partite di questo tipo l’aveva attanagliata, ma addirittura libera e serena mentalmente tanto da andare a prendere altissima l’avversaria che poi nei piedi avrebbe la qualità per uscire dalle pressioni più offensive e di metterti in difficoltà in velocità con esterni del calibro di Politano e Kvaratskhelia e un centravanti come Osimhen, ma praticamente non è mai accaduto. Mourinho l’aveva studiata benissimo, con una serie di pressioni asfissianti un po’ sbilanciate sulla sinistra, con Bove ad alternarsi in uscita alta ora su Lobotka e più spesso su Di Lorenzo (evidentemente ritenuto dalla Roma una delle fonti primarie di gioco), i due attaccanti Lukaku e Belotti sui centrali e i centrocampisti Paredes e Cristante a spostarsi rapidamente in linea per impattare i dirimpettati senza perdere la parità numerica, così Zalewski poteva concentrarsi sul raddoppio esterno su Politano mentre dalla parte opposta Kristensen si alzava su Mario Rui. A volte però nello sviluppo del palleggio partenopeo, 70% di possesso a favore del Napoli nel primo tempo, Kristensen era rapido ad abbassarsi per non lasciare solo dalla trequarti in giù Mancini con il georgiano.
E Llorente, in versione Smalling, è rimasto attentissimo su Osimhen, senza mai concedergli niente, con una marcatura asfissiante in ogni zona del campo. La partita nel primo tempo ha vissuto diversi momenti di nervosismo per via soprattutto delle esasperanti simulazioni dei giocatori del Napoli, pronti a stramazzare a terra ad ogni minimo contatto: e a un certo punto, dopo un doppio giallo in due secondi del pessimo Colombo su Cristante e Mourinho (per proteste), lo stesso allenatore portoghese ha urlato due volte «Basta!» a Kvaratskhelia, e poi «Rispetto!», proprio perché il georgiano era stato tra i più teatrale nelle simulazioni. Il primo tempo è finito con tre gialli tra i giallorossi (Paredes, Kristensen e Cristante) e uno solo tra gli azzurri (Mario Rui).
Ma se il palleggio è stato lasciato agli ospiti, i giallorossi hanno comunque controllato il gioco, con due occasioni costruite a zero e una sensazione di gestione che solo le incertezze di Colombo hanno messo in discussione, per via di decisioni sempre indulgenti con i campani e pochissimo con i giallorossi. Nel taccuino restano le azioni costruite al 19’, con Bove (preferito a Pellegrini nell’undici iniziale) che ha sradicato il pallone dai piedi di Politano e ha rilanciato la transizione verso il taglio di Lukaku che, dopo un contrasto con Juan Jesus, ha scaricato per lo stesso Bove che con un destro di interno fortissimo ha scheggiato la traversa di Meret, e al 21’, davvero clamorosa, con Belotti a raccogliere un rilancio lungo, a saltare sul posto Rrahmani, ad andare sul fondo e a servire Bove che era sfilato da centravanti puro alle spalle di Di Lorenzo, peccato che il tiro immediato sia stato respinto dal corpaccione di Meret in tuffo disperato.
Nonostante una lunga serie di sanzioni distribuite a un certo punto quasi a casaccio dall’incerto Colombo (Paredes, Mario Rui, Mazzarri, Kristensen, Cristante e Mourinho), la Roma ha mantenuto alta la lucidità, si è resa pericolosa con Zalewski in un paio di ficcanti transizioni e ha subito al 40’ l’unica pseudoccasione con un tacco di Anguissa fuori misura a riprendere una storta forbice volante di Osimhen. Sembrava complicato mantenere alta la pressione come accaduto nel primo tempo e infatti nella ripresa la Roma è partita su ritmi più ridotti, con qualche giocatore meno spiritato rispetto al primo (Bove soprattutto, che per 40 minuti era sembrato il miglior Nainggolan) e qualcun altro intento a gestire gli avversari con meno garra nelle gambe (Zalewski, Paredes, Belotti) mentre dietro nessuno ha mai mollato niente, né lo strepitoso Llorente, né il commovente Mancini (in campo senza allenamenti, con la Sud a tributargli uno striscione riconoscente), e neanche Ndicka, alla sua miglior prestazione con la maglia giallorossa. Mazzarri ha tolto Lobotka per inserire Cajuste, non è cambiata però la qualità nel palleggio dei partenopei ma sempre senza incisività.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco