Precarietà. In campionato, ottavi in classifica con 29 punti, peggior risultato dalla stagione 2004-05. In Coppa Italia, eliminati per l’ennesima volta al primo incrocio dopo gli ottavi. Nei derby, con la quarta sconfitta in sei stracittadine, rese ancora più avvilenti dal fatto che la Roma in questi ko, più il pari di novembre, non ha mai segnato.
In Europa League, dove l’impresa è stata arrivare secondi in un girone che si doveva vincere e che ora regalerà due partite in più ad una rosa martoriata dagli infortuni e dalle assenze. Nei giocatori chiave: Smalling è fermo da settembre, Dybala ha saltato la metà delle partite, Pellegrini non riesce ad uscire dal tunnel nel quale è finito.
Nel gm Pinto che ha già salutato la compagnia e rimane per onor di firma, incensandosi nelle interviste che rilascia all’estero, senza budget e partorendo operazioni stile Huijsen che ricordano tristemente nelle formule le Romette del passato. Nel tecnico che da quando ha capito che il rinnovo del contratto è appeso ad un filo, forte del sostegno popolare, ha iniziato a lanciare segnali pubblici alla proprietà, della serie “dico a nuora perché suocera intenda”. In parte della squadra, consapevole che l’avventura a Roma è agli sgoccioli.
Tra giocatori in scadenza (Spinazzola e Rui Patricio) e quelli in prestito (Lukaku, Kristensen, Sanches, Huijsen e Azmoun), senza contare qualcuno che potrebbe decidere di salutare a fine stagione, metà rosa ha le valigie pronte. Per ultimo, ma non meno importante, nella proprietà.
Precarietà non a livello economico, sia chiaro (i Friedkin soltanto nell’ultimo bilancio, chiuso a giugno 2023, hanno erogato qualcosa come 232,5 milioni per le esigenze finanziarie della società attraverso finanziamenti soci). Ma a livello di progettualità sportiva. Ma se a inizio dicembre era stato febbraio, il mese indicato per sciogliere le riserve su Mourinho, febbraio resta tale. La sensazione che ci si trovi all’alba di un anno zero, con taglio drastico al monte ingaggi, nuovo allenatore, progetto sportivo rivoluzionato e stop alla collezione delle figurine che non garantiscono integrità fisica, anche con partenze a sorpresa, è sempre più forte. Una percezione che ora non si avverte più soltanto fuori ma anche dentro Trigoria.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina