L’ex giallorosso, Andrea Carnevale, ora Capo Scouting nell’Udinese, ha rilasciato un’intervista dove ha parlato di tutto e di più, dalla morte dei sui genitori dove il papà uccise la mamma e poi si suicidè nel manicomio criminale di Aversa, dello stop per doping…
“Mi fa male quando leggo dei femminicidi. Mi ricordo di quando, in paese, parlavamo con i carabinieri di quello che succedeva a casa e ci dicevano: ‘Se non vediamo il sangue…’. Cosa potevo fare? Poi, quel giorno, il fiume si è colorato di rosso. Ho detto al maresciallo: ‘Questo è il sangue che volevi'”.
A ottobre 1990 il doping e la squalifica con Peruzzi per l’assunzione di uno stimolante, la fentermina, presente nel Lipopil, che si prendeva per perdere peso… “Me ne assumo la responsabilità totale. Quando mi dissero del doping caddi dalle nuvole. Dalla Federazione mi dissero: ‘Prenderai 1 o 2 mesi di squalifica’. Invece mi diedero un anno”.
Nel 2002 l’arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di cocaina… “Una telefonata che non dovevo fare, un millantatore che mi accusò. Ma figuriamoci se mi mettevo a spacciare droga. Un periodo tremendo: un mese ai domiciliari, anni di processi. Volevo liberarmi e chiesi di patteggiare al mio avvocato: ‘No, non hai fatto niente, devi uscire innocente dal tribunale’. Aveva ragione, fui assolto”.
FONTE: La Repubblica