Proviamo a metterci nei panni di Dan Friedkin Cioè di un signore americano che nel breve volgere di tre anni e mezzo ha investito – euro più euro meno – la bellezza di 800 milioni in una società di calcio, la Roma; che paga il terzo monte ingaggi sui venti della Serie A; che versa al suo allenatore, Mourinho, 7 milioni netti a stagione.
Una montagna di denaro che ha sì prodotto la conquista della Conference League ma non ha mai nemmeno consentito al proprietario di sfiorare la qualificazione alla Champions. Bene. Ora noi, che siamo nei panni di Dan Friedkin, in cambio di tutto questo sforzo economico, e di questi modestissimi risultati, dobbiamo anche prenderci critiche, polemiche, lamentele, piagnistei, provocazioni.
E chi è che dice questo, una settimana dopo l’altra, da tempo immemore? Sono forse i tifosi superesigenti, o i commentatori ipercritici? Macché: è lui, Mou, l’allenatore da 7 milioni netti. Per giustificare le difficoltà della sua Roma, da sempre José mette nel mirino l’uomo che nel club ha versato 800 milioni.
Quando vogliamo capire come mai un martedì di gennaio Dan Friedkin abbia convocato Mourinho e gli abbia detto “è finita, grazie di tutto”, proviamo a metterci nei suoi panni. Noi, al suo posto, avremmo accettato uno stillicidio del genere? O magari avremmo messo alla porta l’allenatore prima di quanto non abbia fatto l’americano?
FONTE: La Gazzetta dello Sport