Basta un racconto, magari interrotto a metà, e una storia può assumere una consistenza diversa, un altro sapore, uno spessore inedito. La storia di Roma, e nello specifico la storia della Roma, è piena di queste mezze verità e dei millantatori che ce le propinano sempre con un fine, quasi sempre malevolo, o anche solo perché fa figo avere quel dettaglio in più da raccontare agli amici. E se poi è un dettaglio (decisivo) in meno chi se ne frega, anche se una carriera in questo modo viene macchiata, se non compromessa.
L’ultima saga delle storie un po’ masticate della Roma calcistica riguarda Lorenzo Pellegrini e il suo presunto tradimento nei confronti di Mourinho. Ma è una storia a metà, appunto, perché quella vera è diversa. Alto tradimento, dunque? No. Ma se si vuole far male a Lorenzo questo è anche il periodo adatto perché il capitano della Roma è già stato tirato in ballo in una storia dai confini sfumati e dagli infamanti risvolti. Ma per fortuna di Lorenzo di quell’altra storia se ne occuperà un giudice, non quel certo giornalismo d’inchiesta buono per qualche rotocalco da parrucchiere (e sia detto col minimo rispetto, almeno per certe riviste).
La storia dell’anello in qualche modo è già nota. Quando Mourinho a sorpresa viene convocato da Dan Friedkin la mattina del 16 gennaio 2024, a Trigoria arrivano alla spicciolata anche molti calciatori. La notizia si è sparsa, qualcuno se l’aspettava, qualcun altro no. Mou incontra il presidente in 20 minuti di dialogo fitto e, a quanto pare, se ne dicono di tutti colori. Alla fine l’allenatore lascia quella stanza livido in volto e torna nel suo ufficio, a preparare il trasloco. Vuole lasciare Trigoria prima possibile e non ha voglia di salutare nessuno. I giocatori nel frattempo fanno capolino dallo spogliatoio, provano a radunarsi nonostante l’allenamento sia stato spostato al pomeriggio in attesa di qualche comunicazione ufficiale. Aspettano di incontrare l’allenatore, vorrebbero salutarlo e parlarci. Quando si rendono conto che lui non ne ha voglia lo vanno a salutare individualmente, ma lui è freddo e non aggiunge niente al saluto.
Poi, quando nel pomeriggio rientrano a Trigoria per l’allenamento, Pellegrini trova sul suo armadietto un anello (non quello della Conference, ma quello che i giocatori aveva regalato al tecnico per il 60° compleanno), con un biglietto sgradevole che suona più o meno così: “Spero che tu possa vincere tanto in futuro, spero anche tu possa diventare un uomo migliore”. Lorenzo ci resta malissimo e soprattutto non si spiega in alcun modo quel biglietto. Nonostante alcune scelte non lo avessero convinto era rimasto fino all’ultimo minuto al fianco del tecnico. Così, senza pensarci due volte, decide di chiamarlo. La risposta di Mou lo ghiaccia: «Mi hanno detto che hai parlato con il presidente e gli hai detto che era giusto mandarmi via e prendere De Rossi». Lui cade dalle nuvole e si arrabbia: «Mister, mi stai deludendo. Non mi sarei mai sognato di fare una cosa del genere. Nessuno mi ha chiesto niente, io sono arrivato a Trigoria stamattina pensando di dovermi allenare con te. Questa è l’unica verità, libero di credere a quello che vuoi, ma non è andata così». La reazione è troppo imperiosa per non essere presa in considerazione. Così Mourinho si scioglie: «Allora ti chiedo scusa se ti ho offeso, per me finisce qua». Per Lorenzo forse no, ma tant’è.
Altre volte a Mourinho è capitato di dar credito a versioni differenti di storie e poi di tornare indietro. Pochi sanno, ad esempio, che anche con “il signor Matic”, dopo una telefonata chiarificatrice, ha ripreso il rapporto che c’era prima della sua cessione dalla Roma. Il problema è che adesso la storia viene raccontata a metà, spesso omettendo l’altra parte.
Roma per certe voci è città apertissima e c’è chi ci sguazza anche per mettere in difficoltà il nuovo allenatore. Così per molti Pellegrini è un traditore. Poco importa se l’accusa si è smontata nello spazio di una telefonata. Ma proprio per non mettersi in primo piano rispetto alla Roma e anche per il periodo evidentemente delicato che sta vivendo, Lorenzo decide di sopportare anche questo.
Resta in silenzio, come sempre, e da tutto sul campo, cercando sin dal primo momento di facilitare il compito a De Rossi, esattamente come aveva fatto con Mourinho. Peraltro sul campo le cose vanno da subito particolarmente bene, nel nuovo assetto si trova d’incanto, la condizione è cresciuta, Daniele gli dà ampia fiducia sul campo e lo dice in conferenza stampa.
Arrivano le belle prestazioni, arrivano tre gol consecutivi, poi la grande prova anche con l’Inter, migliore in campo a dispetto di una partita che alla fine è andata storta. Non certo per colpa sua. Ma lui per molti resta il traditore. Incredibile.
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco