Cambiare può essere facile, quello che è difficile è migliorare. Le novità hanno bisogno di tempo, di spazio, ma anche di serate in cui accadono le cose. De Rossi alla Roma sta provando a portare un po’ di freschezza, di continuità, di modernità, di cambio di mentalità e anche di tranquillità.
Nell’ordine ha dovuto affrontare: attaccanti che non segnano anche quando è difficile non farlo, difensori che si dimenticano un avversario (come è successo a Llorente allo scadere del primo tempo con Paixao che segna il gol del Feyenoord), banalità di idee in mezzo al campo, e sa benissimo che il calcio senza l’imprevedibile è solo novanta minuti di grigiore.
Calato senza sforzo e con una disinvoltura invidiabile nel nuovo ruolo l’allenatore De Rossi ha auto-controllo, beve acqua e posa la bottiglietta anche quando vorrebbe calciarla a decine di metri, e succede spesso di volerlo fare, se Lukaku fa colpi di testa innocui, Zalewski appoggia male in area di rigore invece di tirare anche se è a 10 metri dal portiere avversario, Paredes colpisce la traversa.
Ma l’allenatore, che ha cambiato l’identità della squadra chiedendole coraggio, non cambia atteggiamento, del resto è uno che non cambia nemmeno l’abito. Dybala mette due volte in porta i compagni Pellegrini–Lukaku, si abbassa a centrocampo per fare il regista aggiunto e dare qualità alla fase di ripartenza. Lukaku dà cenni di quello che era: 16′ gol stagionale, il sesto in Europa League.
FONTE: La Repubblica – S. Scotti