Viva il calcio se dà modo di dividersi così appassionatamente nei giudizi sulle squadre, sui giocatori, sugli allenatori, sulle partite. Se intorno a quel pallone non ci fosse un interesse così largo probabilmente non esisterebbero neanche i campionati così come sono congegnati oggi grazie all’enorme volume di denaro che ogni partita smuove. Se, dunque, è così facile parlare di una partita, bisognerebbe però al contempo – per chi lo fa di mestiere – garantire profondità alle argomentazioni partendo da un piano di conoscenze condiviso tale da mettere a riparo gli addetti ai lavori almeno dalle considerazioni più superficiali.
La larga premessa serve solo a mettere in guardia i tifosi della Roma da un curioso fenomeno che rischiamo di subire attorno alle prossime vicende della nostra squadra. Abbiamo infatti l’impressione che oggi la Roma di Daniele De Rossi non venga giudicata per quello che effettivamente fa vedere, ma seguendo altri ragionamenti, sulla cui natura preferiamo non fare al momento troppe considerazioni. Di sicuro abbiamo riscontrato nella lettura dei commenti alla partita di Rotterdam una certa approssimazione di giudizio. Qui non si tratta infatti di dire se una squadra può essere o meno piaciuta in una data prestazione, ma di capire almeno la direzione che quella squadra ha preso.
Secondo la Gazzetta, ad esempio, la Roma vista a Rotterdam (definita svagata, arruffona e confusionaria) «è molto simile alla squadra che ha spinto i Friedkin ad esonerare Mourinho». In sostanza non ci sarebbero differenze tra questa e quella. Come se fossero gli stessi gli sviluppi offensivi, le costruzioni dal basso, le rotazioni tra reparti, la distribuzione delle funzioni, la ricerca del possesso palla (la percentuale nel primo tempo di giovedì, con il risultato in equilibrio fino alla fine, è stata del 53%, nel primo tempo della sfida di aprile sullo stesso campo il 36%), la verticalità, l’ampiezza, la disposizione del pressing, la lunghezza tra i reparti ecc. Qui, peraltro, non si tratta di difendere una posizione o l’altra, ma di seguire con la massima apertura mentale possibile ciò che proponeva uno e ciò che propone adesso un altro: e sono due mondi davvero distanti tra loro. E questa sta già costruendo il suo futuro.
Proviamo a vedere dunque nel dettaglio la proposta offensiva della nuova Roma evitando paragoni che rischiano di essere sempre ingenerosi con l’uno o l’altro. De Rossi crede fortemente nella costruzione dal basso come chiave per scardinare ogni impianto difensivo avversario, secondo il principio, piuttosto diffuso in una certa categoria di tecnici, per cui più attiri e quindi “alzi” la squadra avversaria e più rapidamente e “verticalmente” puoi colpirla nel suo lato debole.
Primo esempio fotografico: sofisticato e magari pericoloso giro palla insistito al 7’ del primo tempo, palla infine trasmessa da Llorente a Svilar in parallelo alla linea di porta, controllo del portiere e lancio forte verso l’esterno, sopra le teste di Karsdorp e del terzino in pressione Hartman, palla finita a Dybala che è partito dritto fino all’area opposta, verticalizzazione per Lukaku, scarico per Bove e tiro deviato in corner. Un caso? Mettiuamo fosse solo un caso.
Ma due minuti dopo lo sviluppo è stato molto simile, con Llorente ancora sotto pressione, stavolta con ricerca dell’ampiezza per Karsdorp con l’esterno Paixao addosso, gran corsa in diagonale verso di lui di Paredes con l’intento di trovare libero il terzo uomo Bove, aperto a destra a metà campo e ignorato da Hartman che non voleva lasciare troppo campo eventualmente a Dybala: da lì proprio la percussione dell’argentino (bravo a liberarsi centralmente a ricevere il passaggio) e lo splendido taglio di Pellegrini in diagonale, con il servizio al bacio della Joya e controllo del capitano su cui bravissimo è stato in tuffo Wellenreuther.
Non è arrivato il gol (o un calcio di rigore) solo per una casualità. Dentro questi sviluppi ci sono le diverse rotazioni richieste e provate in allenamento. E quando De Rossi dice di avere un gran gruppo disponibile e molto forte si riferisce proprio al fatto che il suo compito di istruttore è più semplice alla luce proprio della qualità tecnica dei giocatori: e così De Rossi è al lavoro appena da un mese ma la squadra si muove persino meglio di quanto non faccia ad esempio lo stesso Feyenoord che pure si addestra sugli stessi concetti da due anni.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco