Si salva al 95’ la Roma a Firenze, grazie ad un grandissimo gol di Llorente su sponda di Ndicka (che si era appena tolto la mascherina) all’ultimo tiro della partita, dopo una gara che la Roma ha prima straperso, poi ha recuperato e sperato di vincere, poi riperso e rischiato ancora di straperdere e poi ha ripreso alla finefissando sul 2-2 un risultato che mette in salvo il distacco di cinque punti con i viola, il quinto posto in solitaria a tre punti dal Bologna sconfitto sabato, tiene a bada l’Atalanta che ha pareggiato a Torino e consente di guardare con fiducia al futuro in chiave Champions.
Peccato per il primo tempo regalato in parte dall’idea (realizzata male) di De Rossi di uno schieramento anomalo con tre difensori e Angeliño a destra, poi magari si troverà il tempo di parlare anche della pessima prova di Massa che ha fatto arrabbiare i fiorentini per via di un rosso risparmiato a Mancini nel primo tempo, ma poi li ha premiati oltremisura ignorando un chiaro fallo di Belotti su Llorente nell’azione del gol del 2-1 e regalando il rigore che avrebbe potuto chiudere la partita sul 3-1, se non fosse stato per l’altra straordinaria parata di Svilar, ormai uno specialista della categoria: con Italiano disperato per il quinto rigore sbagliato in stagione.
“Overthinking”, dicono sia il difetto (l’unico) del più grande allenatore di tutti i tempi, Pep Guardiola, che a volte tende a pensare talmente tanto alle partite e agli avversari da affrontare che ci pensa troppo e così finisce per confondere le idee ai suoi stessi giocatori. Il rischio è che il primo tempo regalato dalla Roma alla Fiorentina (un po’ come col Toro e a Frosinone) sia stato figlio di questa tentazione in cui probabilmente è caduto Daniele De Rossi, tanto da impiegare una formazione con un curioso 3421, con Mancini al fianco di Llorente e Ndicka, addirittura Angeliño esterno di destra, El Shaarawy a sinistra, in mezzo Cristante e Paredes ad arrancare sulle numerose ripartenze a campo aperto dei viola, con Aouar e non Pellegrini al fianco di Dybala alle spalle di Lukaku.
Italiano invece ha schierato il suo 433 piuttosto mobile a metà campo, con la linea a 4 composta da Kayode, Milenkovic, Ranieri e Biraghi, tre centrocampisti che non danno mai troppi punti di riferimento con Lopez in regia e Mandragora e Bonaventura di contorno, e tre punte con Gonzalez e Sottil larghi e Belotti centravanti in cerca di rivincite, non perché qualcuno l’abbia trattato male a Roma (anzi…), ma per far vedere forse che sa reggere il peso dell’attacco. E, favorito proprio dalla cattiva disposizione della Roma soprattutto nella fase di non possesso, in qualche modo l’ha dimostrato, non segnando lui ma diventando un bel punto di riferimento rispetto alle numerose transizioni di cui i viola hanno goduto, fino a prendersi il rigore che avrebbe potuto chiudere la partita, piombando a terra con le ginocchia spezzate alla leggera trattenuta di Paredes.
Lo stordimento dei padroni di casa rispetto all’inatteso schieramento dei giallorossi di bianco vestiti è durato cinque minuti, il tempo di capire chi doveva andare a prendere Angeliño a sinistra (e lui nel frattempo dopo una manciata di secondi si è trovato, ovviamente sul destro, la palla da trasformare in oro, ma l’ha spedita in curva, mentre poco dopo ha servito Dybala che ha verticalizzato per Lukaku che ha calciato forte su Terracciano) e di riorganizzarsi. Così, dimostrando almeno la compattezza che tanto lavoro con Italiano garantisce, i viola hanno atteso bassi in qualche occasione o pressato alti in altre togliendo sempre tempi e spazi ai romanisti che invece hanno via via faticato ad organizzarsi.
Così la Fiorentina è cresciuta in pochi minuti come una piantina ben annaffiata fa in qualche mese, come in un time-lapse che ha progressivamente preoccupato De Rossi, pizzicato più volte a colloquio con i suoi collaboratori a cercare i correttivi. E la situazione si è complicata anche perché le numerose uscite in ritardo dei difensori hanno spinto ogni intervento al limite e ne ha fatto le spese Mancini, ammonito al 6’ e poi graziato da Massa in due successivi interventi su cui ovviamente il Franchi ha protestato vibratamente.
E De Rossi, dopo un cenno di intesa con Paredes che gli ha esplicitato il rischio che si correva di restare in dieci, è stato costretto a sostituire il capitano al 33’, con inserimento di Huijsen (aveva fatto scaldare anche Karsdorp, ma ha preferito sul momento restare a 3). Il fatto è che al 18’ la Fiorentina si è trovata in vantaggio praticamente alla prima occasione reale, su un corner tagliato forte su cui Cristante si è fatto sorprendere da Gonzalez e il tocco ad allungare la palla ha favorito Ranieri che ha anticipato Ndicka e ha battuto Svilar.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco