Tutto era iniziato con un derby. Quello perso a gennaio in Coppa. Quel giorno i Friedkin decisero che il tempo di Mourinho era scaduto e fecero il numero di De Rossi per sondare la disponibilità. Un altro derby, tre mesi dopo, incorona quell’uomo chiamato a tappare i buchi da cui la Roma perdeva e capace di trasformare un’annata maledetta in una speranza. Finora la maschera di compostezza che indossa Daniele si era solo scheggiata, ieri dopo il fischio finale è crollata: il salto sulle spalle del team manager Cardini, poi l’urlo.
Quando Mancini ha segnato sembrava di vedere un demone lasciare il corpo di una squadra intera. Le ultime quattro volte contro la Lazio erano finite male, nemmeno lo straccio di un gol. Ma ci sono partite che aspettano un profeta in patria per cambiare destino. E che per farlo si servono di eroi sporchi e cattivi: avete presente Materazzi nella finale del Mondiale del 2006? Il numero 23 che Mancini porta sulla schiena è un omaggio al suo idolo. A fine partita è andato sotto la Curva Sud e pure lì all’eccesso non ha rinunciato, imbracciando una bandiera con un ratto biancoceleste: un’offesa che nonostante le scuse gli costerà indagine federale e probabilmente una multa.
FONTE: La Repubblica – M. Juric