Con la voce delicata, triste e amara per ciò che la vita gli ha tolto, Andrea Vaglini, il direttore generale del Castelfiorentino, ha ricordato Mattia Giani al nostro quotidiano. Mattia ci ha lasciato qualche giorno fa a seguito di un arresto cardiaco che l’ha colpito mentre stava facendo la cosa che più amava al mondo: giocare a calcio. “Era il fidanzato ideale che ogni padre vorrebbe per la propria figlia”, dice Vaglini a proposito di Giani, il quale aveva un rapporto speciale, oltre che di parentela, anche con il difensore giallorosso Gianluca Mancini “che ha raggiunto l’ospedale Carreggi purtroppo quando Mattia era già deceduto”, ci racconta Vaglini.
“Conosco la sua famiglia da anni, c’era un legame che andava ben oltre il calcio e che rende per me ancora più drammatico
l’evento. Era una persona di una bontà d’animo e caratteriale che non se ne trovano. Forse questo carattere l’ha anche penalizzato probabilmente nel suo percorso calcistico, perché lui non era un giocatore da Eccellenza”.
Giani, così come il fratello Elia (fidanzato della sorella di Mancini, Arianna) è sempre stato uno che in campo ha fatto la differenza: “Ha avuto un percorso importante nelle categorie giovanili con l’Empoli e da allievo si allenava in prima squadra con Sarri. Un po’ per vari infortuni e, appunto questo carattere, si è ritrovato in Eccellenza”.
Poi Vaglini torna a parlare di quanto umanamente fosse buono e sincero Mattia: “Era, anzi è, per me ancora è, un ragazzo d’oro. Nello spogliatoio, avendo una squadra giovane, era il più vecchio e tutti traevano esempio da lui”.
Scherzoso e amichevole, tanto che Vaglini ci tiene a raccontare lo scherzo che da qualche anno era diventato sacro all’interno del gruppo: “Noi in estate facciamo un gioco al mare dove citiamo un calciatore di una squadra di Serie A classificata nella stagione precedente dal decimo posto in giù. Chi sceglie il giocatore che segna di meno nel campionato seguente paga la cena a tutti. Mattia mi fece scegliere Caputo quest’estate e io gli rinfacciavo sempre questa cosa e ridevamo così”.
PER TERMINARE L’INTERVISTA CLICCARE QUI
FONTE: Il Romanista – D. Sarti