Quando c’è si sottovaluta il suo lavoro, quando manca invece si sottolinea la sua importanza. Leandro Paredes sotto la gestione di De Rossi è diventato un elemento indispensabile, fondamentale per muovere palla, ripulire i palloni, coprire la difesa e far ripartire l’azione in verticale.
Insomma, è tornato a essere quel Paredes che aveva fatto innamorare il Paris Saint Germain prima e la Juventus dopo. E che entrambe le squadre hanno invece visto soltanto parzialmente. L’arrivo di De Rossi, suo grande amico, lo ha rivitalizzato, trasformandolo in un centrocampista totale e necessario per i movimenti e le rotazioni della squadra in campo. E la sua assenza per squalifica si è sentita parecchio anche contro il Napoli.
“Mi sono riposato, ho avuto due giorni per mettermi a posto e per arrivare a questa partita nel migliori dei modi”, ha detto l’argentino. Lui riposato e felice, la squadra un po’ più stanca ma contenta di averlo ritrovato per una sfida così delicata e nella quale la sua presenza sarà più che importante per rallentare il gioco quando necessario e smistare i palloni nonostante l’immaginabile pressing della trequarti tedesca.
Insomma, servirà il suo sangue freddo davanti alla difesa per spezzare la prima linea del Bayer e far partire l’azione dei suoi. La stessa calma che ha messo nel descrivere l’avversaria: “Siamo consapevoli che saranno due partite difficili, ma come altre già affrontate in questa Europa League. Affronteremo il match alla stessa maniera”.
Chiaro, semplice, diretto. Ma anche calmo. Del resto da un campione del Mondo non si può ipotizzare frenesia e paura per una semifinale europea. Una tranquillità che gli chiede anche De Rossi dentro e fuori dal campo: “Tutto quello che ci dice il mister ci dà lo stimolo per migliorare. Sono orgoglioso che De Rossi mi consideri tanto, le sue parole sono sempre uno stimolo per continuare a lavorare. Ho un buon rapporto con lui, mi dice sempre le cose anche quando non riesco a fare bene. Mi parla tantissimo e sono felice”. E non nega uno strillone a nessuno in allenamento quando serve.
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Aliprandi