Avanti piano, molto piano, e pure sul concetto di avanti si potrebbe discutere visto che la Roma che ha pareggiato ieri a Kosice la sua seconda amichevole stagionale in realtà della prima squadra che sarà protagonista nella stagione ha davvero poco. O tempora o mores, dicevano certi saggi antenati, oggi per salvare la Roma ci vuole Pisilli (seconda partita e secondo gol, peraltro su assist di Graziani, unico a segnare una doppietta contro il Latina, alla prima uscita: magari vuol dire qualcosa) nel finale di una partita giocata per due terzi dagli attuali titolari, alcuni improponibili a questi livelli.
Consola Le Fée, già leader del gruppo ristretto, il palleggio di Angeliño, la rassicurante presenza di Svilar, conforta l’idea che ci sia un’altra infornata dietro la Primavera di ragazzi molto interessanti, con Pisilli che ha ormai acquisito il diritto a giocarsi le sue chances con la Roma dei titolari. Qualche squillo anche da Baldanzi, che però ha già assunto una mimica negativa sugli sbagli suoi e dei compagni.
La squadra migliore possibile scesa in campo nel primo tempo è probabilmente per tre undicesimi quella che De Rossi ha in testa di schierare la prima giornata, con Svilar tra i pali, Angeliño terzino sinistro e Le Fée mezzala (a sinistra, ma con Pellegrini è destinato a giocare a destra, dove si è accomodato nel secondo tempo quando è entrato Pisilli).
Il 433 su cui il tecnico sta insistendo prevedeva invece ieri a completamento della linea difensiva Sangaré a destra e in mezzo Kumbulla e Ndicka (assai timidi nell’interpretazione del ruolo), con Darboe precarissimo in regia (suo l’errore sul gol del vantaggio slovacco, ma ne aveva fatto un altro altrettanto grave nel primo tempo) e Bove sul centrodestra, e un tridente composto dall’evanescente Baldanzi, l’inguardabile Solbakken e l’acerbo Joao Costa.
Di fronte un 352 dei modesti slovacchi del Kosice, lieti di festeggiare per l’ultima volta il bomber Pacinda (dieci minuti di passerella prima della sostituzione con Takac) e di affrontare i più celebrati giallorossi, per la prima volta in campo con la nuova maglia Adidas.
Sugli spalti della nuova Arena il tutto esaurito, con 12.500 spettatori tra cui diverse decine di meravigliosi romanisti. Bove è stato il capitano del primo tempo, Zalewski nel secondo. Per rivedere Pellegrini bisognerà aspettare domani, quando i reduci dalle competizioni internazionali – con Dybala reduce dal matrimonio – si riuniranno agli altri a Trigoria.
Pochissime le indicazioni tecniche già dal primo tempo: la Roma ha faticato a trovare spazi, chiusa in un’interpretazione assai lenta del suo sistema di gioco, con Le Fée già in buona condizione (suoi gli spunti tecnici migliori, tra cui un’apertura di prima per Baldanzi da applausi, suoi tutti i calci piazzati), e un attacco troppo morbido per fornire spunti degni di cronaca. Poche anche le giocate codificate, o anche solo tentate: solo un lungo palleggio infruttuoso e poco coraggioso.
Tra le poche cose da ricordare un sinistro fuori misura di Baldanzi, un sinistro respinto da Solbakken su pressione efficace di Bove e scarico di Joao Costa, una bella chiusura difensiva di Sangaré su un’iniziativa avversaria favorita da un’incertezza di Ndicka e un gran numero di Baldanzi in mezzo a tre avversari stroncato al limite da un fallo: sulla punizione Angeliño ha rubato il tempo a Le Fée e ha sparato addosso a un difensore.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco