La festa annunciata per Dybala si trasforma in un incubo, alla fine di una partita maledetta vince l’Empoli (per la prima volta in assoluto all’Olimpico) e dopo due giornate la Roma si ritrova fischiata dalla sua gente e soprattutto con un solo punto dopo il confronto con due squadre che cercheranno di non retrocedere, esattamente come lo scorso anno, con la partenza choc con Mourinho.
L’Empoli è andato in vantaggio meritatamente nel primo tempo, poi ad inizio ripresa un doppio palo colpito da Pellegrini e Mancini è sembrato il momento sliding doors della serata: poco dopo in un momento di totale distacco dalla realtà (vuoi per la stanchezza, per il nervosismo o per l’afa asfissiante), Paredes ha prima mollato un pallone sulla propria trequarti favorendo una transizione solitaria di Esposito, poi, sul recupero garantito da Mancini, si è inserito in maniera scomposta e ha steso l’avversario appena dentro l’area: inevitabile rigore e raddoppio di Colombo.
Da lì è nato l’assalto romanista, con De Rossi che ha via via sbilanciato in avanti la sua squadra inserendo Zalewski, Baldanzi, Le Fée e nel finale Shomurodov, la Roma ha preso d’assalto la porta avversaria, e proprio Eldor ha accorciato su assist di Baldanzi. Poi, in pieno recupero, Dybala con l’ultima stilla di energia ha centrato il palo interno su un gran sinistro in diagonale, e sulla respinta ancora Shomurodov ha mancato il tap-in, visibilmente strattonato da Gyasi: l’arbitro ha fatto proseguire valutando da solo l’impatto, dal video Meraviglia ha ritenuto di non intervenire. Peccato perché per lo sforzo la Roma avrebbe meritato di non perdere e invece si è fermata a 3 pali, 26 tiri (di cui 6 nello specchio) e al 72% di possesso palla. Sembra tanto, non è niente.
In realtà la partita s’era maledettamente complicata alla fine di un orribile primo tempo, con il vantaggio realizzato da Gyasi sull’ennesima iniziativa di Fazzini, un altro talento prodotto da quella straordinaria fabbrica che è l’Empoli di Corsi, con palla presa tra le linee (atavico problema della Roma che si è ripresentata in mezzo al campo con Cristante, Paredes e Pellegrini) e smistata a sinistra verso Pezzella che ha crossato in mezzo, Colombo ha deviato di testa verso il secondo palo dove Gyasi ha preso il tempo a Soulé e ha chiuso la combinazione battendo l’incolpevole Svilar. Il primo tempo si è così chiuso con il vantaggio della squadra toscana, non inaspettato a vedere il dato dei gol attesi (1,6), altissimo in assoluto, figurarsi in un confronto tra la Roma e l’Empoli. Ma D’Aversa (squalificato in tribuna, al suo posto in panchina Sullo) la Roma se l’era studiata bene e già al 9’ con un bellissimo movimento di squadra Fazzini si era trovato un’autostrada aperta: dopo aver ricevuto di spalle alla porta con Mancini in pressione, il talentino di casa si è girato e ha puntato la porta, aiutato nella progressione dal taglio di Solbakken davanti a portargli via mezza difesa e di Gyasi sull’esterno, fino alla conclusione deviata di un soffio in corner da Paredes.
E sul corner, altro schema perfetto, l’Empoli aveva messo di nuovo paura a Svilar: calcio d’angolo da sinistra giocato corto per la fase preparatoria dell’azione, nel frattempo gran progressione di Gyasi dalla trequarti campo, invisibile aggressore dell’area verso il secondo palo, mentre gli altri uomini si facevano volontariamente marcare verso il centro dell’area, palla scodellata e colpo di testa in solitaria, ma fuori.
La Roma era partita bene, sull’impeto dell’entusiasmo per la decisione di Dybala di rinunciare ai miliardi arabi: De Rossi stavolta aveva scelto i due esterni argentini, mettendo Paulo a destra e Soulé a sinistra, alle spalle di Dovbyk, con il centrocampo dello scorso anno (e Le Fée in panchina) e la difesa ancora centrata su Celik, Mancini, Ndicka e Angeliño. D’Aversa, squalificato in tribuna, aveva scelto il 3421 con Walukiewicz, Ismajli e Viti davanti a Vasquez, due esterni di gamba e propensione offensiva come Gyasi e Pezzella, due interni solidi come Henderson e Maleh, con il talentuosissimo Fazzini e Solbakken dietro a Colombo.
E con le fasce utilizzate dalla Roma in questa maniera un po’ incostante, lo schieramento molto denso nel mezzo dei toscani ha finito per bloccare ogni iniziativa della Roma e ad ogni transizione sembrava poter nascere un pericolo diverso. In questa prima frazione la Roma ha combinato poco, non avendo neanche il solito sfogo centrale che l’anno scorso ti garantiva Lukaku: l’attaccante ucraino non ama fare la sponda per gli altri, preferisce mettersi in area ad aspettare la palla giusta che però ieri non è arrivata. E quando è capitato, come sull’assist di destro di Dybala poco prima del vantaggio degli ospiti, è stato Pellegrini a cercare la via della rete incornando di testa, fermato però da Vasquez ben piazzato.
Ad inizio ripresa De Rossi ha messo in campo un po’ a sorpresa Zalewski: dirà poi che con la squadra incompleta vuole sentirsi libero di mandare in campo i giocatori che si allenano di più che evidentemente non sono quelli che può immaginare chi non vive Trigoria tutti i giorni. Con il polacco largo a sinistra e Soulé a destra, ha messo Angeliño terzo difensore con Mancini e Ndicka, liberando Dybala alle spalle di Dovbyk con tre centrocampisti, di cui Pellegrini un po’ più libero di attaccare.
Con un po’ di fortuna la Roma avrebbe potuto pareggiare presto, ma una curiosa carambola ha costretto i tifosi alla doppia rosicata, prima sul sinistro di Pellegrini stampato sulla traversa, poi sul tap-in di precisione di Mancini, respinto dal palo. Ci ha riprovato anche Dybala, ma il suo sinistro è sfilato vicino al palo. Solbakken si è preso un giallo e tanti fischi dai tifosi romanisti (e anche una strattonata da Cristante) per aver ritardato una sostituzione, ma la frustrazione è aumentata subito dopo, raggiungendo il suo picco massimo per la doppia follia di Paredes. Colombo ha ringraziato per il regalo e ha cambiato la partita in maniera definitiva. Quattro cambi (due per parte) hanno dato alla partita l’assetto finale: tutta all’attacco la Roma, tutto difesa e contropiede l’Empoli.
È così nata un’altra gara, la porta di Vasquez è stata cinta d’assedio, al tiro sono andati Dybala due volte, Mancini di testa e Le Fée, fino a un salvataggio dello stesso Mancini sul neoentrato Cacace, che è valso un sussulto di speranza. Così De Rossi si è giocato la carta della disperazione: fuori Soulé che si stava intestardendo giocata (sbagliata) dopo giocata, dentro non El Shaarawy (si è allenato poco per via di un infortunio patito agli Europei) né Abraham (in uscita e poco concentrato sulla Roma), ma Shomurodov, tra i brusii di disapprovazione dello stadio.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco