Otto mesi dopo, la terra a Trigoria è tornata a tremare. Senza preavviso, in una mattinata d’inizio settimana, proprio come il 16 gennaio scorso. A pagare, questa volta, è stato Daniele De Rossi ma le analogie con quel freddo giorno d’inizio anno, durante il quale dopo il benservito a José Mourinho venne scelto proprio DDR, sono parecchie.
Similitudini che si concentrano soprattutto sulle modalità usate al tempo dai Friedkin e riproposte, per intero, nella mattinata di ieri. Intorno alle 8.30, Daniele e il suo staff sono già dentro al Fulvio Bernardini, intenti a preparare l’allenamento che si sarebbe dovuto svolgere di lì a poco, il primo vero in vista della sfida di domenica all’Udinese. Una preparazione interrotta dalla chiamata ricevuta da De Rossi, convocato da Dan e Ryan nella presidenza. Un colloquio breve, nel quale i texani, proprio come fatto con lo Special One, informano il tecnico di Ostia della loro decisione. E così, dopo meno di tre mesi dal triennale firmato a fine giugno e soltanto quattro partite dopo l’inizio della stagione, i proprietari sollevano dall’incarico De Rossi. La Roma, o meglio chi la gestisce, che liquida la Roma.
Informato dell’esonero, Daniele comincia a preparare le sue cose per lasciare, per la seconda volta nella sua vita, Trigoria. Nel frattempo, alle 8.58, la notizia viene resa nota al mondo, con un breve comunicato apparso sul sito del club: «L’AS Roma comunica di aver sollevato Daniele De Rossi dall’incarico di allenatore responsabile della prima squadra». «La decisione è adottata – prosegue – nell’interesse della squadra, per poter riprendere prontamente il percorso auspicato. A Daniele, che sarà sempre di casa nel club, un vivo ringraziamento per il lavoro svolto».
All’interno del Fulvio Bernardini ci sono già diversi giocatori per l’allenamento. Tra questi anche Pellegrini e Mancini che, a differenza dei compagni tornati a casa, si trattengono qualche ora in più a Trigoria, chiedendo e ottenendo un incontro con la dirigenza, oltre che approfittandone per il saluto a DDR. Alle 11.30 De Rossi varca il cancello verde, diretto verso casa, ma fa in tempo a concedersi per qualche foto ai tifosi presenti che non gli fanno mancare l’affetto di sempre.
In contemporanea a questo, la società lavora per il sostituto di Daniele. Si fa un tentativo per Pioli, che risponde: «Troppo tardi», riferendosi all’accordo ormai raggiunto con l’Al-Nassr. Alla Roma viene proposto Terzic – che a Dortmund ha avuto più di qualche problema con Hummels – da un intermediario, mentre Allegri, in vacanza, non viene mai contattato. La scelta ricade su Ivan Juric, assistito da Giuseppe Riso, agente vicino alle cose di casa Roma e forte di un buon rapporto con la CEO Lina Souloukou. Alle 12.30 Riso entra a Trigoria per l’incontro che formalizza il contratto annuale – da 2 milioni – al croato, con opzione di rinnovo fino al 2026 legato al piazzamento Champions.
Allenatori, giocatori, dirigenti ma non solo, a Trigoria anche tanti tifosi. Con il passare delle ore, piazzale Dino Viola si riempe di romanisti con l’umore abbattuto dalla notizia ricevuta. La commozione per il saluto a De Rossi cede il passo alla rabbia con il passare delle ore e una cinquantina di tifosi comincia a contestare la società. Appaiono scritte: «Yankee go home», in parte rimosse prontamente. Si aggiungono cori contro la proprietà e il timore di una tensione crescente porta, nel pomeriggio, tre blindati del reparto celere a presidiare il posto. Un timore, in fondo, non giustificato, visto che la protesta si dimostra pacifica e limitata a qualche contestazione ai giocatori che vanno e vengono in serata per l’allenamento. Cristante e Pellegrini i più presi di mira, con il capitano che, a chi gli diceva di aver contribuito in qualche modo all’esonero di De Rossi, risponde: «Non dovete dirlo a me».
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FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi