Per caratteristiche fisiche e tattiche, domenica prossima, immaginiamo che Ivan Juric si sarebbe seduto più volentieri sulla panchina dell’Udinese che su quella della Roma. Figlio calcistico di Gasperini – che ha lavorato con lui al Genoa, al Palermo e all’Inter – il tecnico croato ha sempre giocato con la difesa a 3: due marcatori (Ndicka, Mancini) e un costruttore di gioco (Hermoso o Hummels).
A centrocampo Juric privilegia calciatori di gamba e contrasto ai fini dicitori: di sicuro Koné sarà uno dei suoi pilastri. C’è molto interessa sulla prima formazione, anche se Cristante potrebbe essere l’altro titolare. Come nella scuola tedesca, che ha avuto Klopp come principale teorico, una volta persa palla non si deve scappare all’indietro ma cercare di recuperarla in avanti. Il cosiddetto “gegenpressing”. Il punto interrogativo più grande è naturalmente Paulo Dybala.
Difficile, se non impossibile, inserirlo in un 3-4-3 canonico: troppo lavoro in fase di non possesso da fare sulla fascia. E allora? Confermare il 3-5-2 schierato da De Rossi contro il Genoa? Inventarsi un 3-4-2-1 con il doppio trequartista dietro a Dovbyk? Oppure fare una scelta drastica e non considerare Dybala un titolare? Juric, amante della musica hard rock a tutto volume, non ha paura nemmeno del Diavolo: al Torino ha litigato con il presidente Cairo, con il d.s. Vagnati e con la curva Maratona. Alla quattordicesima presenza scatta il rinnovo automatico per Dybala, a cifre ancora superiori. Ci arriverà? La formazione iniziale schierata domenica contro l’Udinese sarà già un indizio.
FONTE: Il Corriere della Sera