Dimessa. Meglio dire, dimissionata. La dottoressa Lina Souloukou, due figli, greca, avvocato, ex pallavolista, soprannominata da Mourinho la giraffa, descritta da qualcuno che non c’è più a Trigoria come una persona cattiva, non è più l’amministratore delegato della Roma. Certificato da un comunicato apparso sul sito ufficiale del club giallorosso, cinque ore prima che andasse in scena la sfida contro l’Udinese.
In molti, se non proprio tutti, lo auspicavano, nessuno però se lo aspettava così a breve giro di posta, appena quattro giorni dopo l’esonero di Daniele De Rossi. È una liberazione da una gestione fatta al motto io sono io e voi non siete, con un bilancio negativo che è sotto gli occhi tutti, la Souloukou lascia macerie fuori e dentro Trigoria.
Se proprio si vuole dare a Lina quello che è di Lina, si può provare ad argomentare sulle questioni economiche dove la dirigente greca può dire, forte di relazioni importanti in Arabia, di aver portato uno sponsor da venticinque milioni di euro, soldi ai quali vanno aggiunte le cessioni sempre in Arabia di Ibanez (32 milioni), Aouar (12), Joao Costa (8) e un significativo taglio a un monte ingaggi non più sostenibile (superiore ai cento milioni) da una Roma che la Champions League continua a vederla in televisione.
Ma il prezzo pagato a tutto questo, è stato l’azzeramento o quasi della società, con i dipendenti rimasti che vivevano nel terrore di essere chiamati per essere cacciati, con un management ridotto all’osso, un direttore sportivo fantasma e poco altro, senza un direttore generale, un direttore tecnico, un direttore commerciale vista la sospensione definitiva di mister Wandell.
La realtà romana ai proprietari veniva raccontata dall’ex ad, l’unica che parlava con la proprietà. Mister Dan, dopo l’inaccettabile esonero di De Rossi, si è accorto che gli raccontavano una cosa, ma poi la realtà era un’altra. Quella di una Roma svuotata di anima, competenze, dirigenti, romanismo. Provvedano in fretta a cominciare un nuovo percorso, sperando che abbiano capito cosa sono la Roma e i romanisti.
FONTE: La Repubblica – P. Torri