Sì, la sconfitta. Amara, amarissima per come è maturata: l’Inter ha fatto il minimo per vincere. Ma tutto passa in secondo piano di fronte alla terza protesta consecutiva della Sud. Siamo ancora a ottobre, la stagione è cominciata da poco ma tanto è successo e allora credo che l’urgenza della Roma (società) debba essere, sia la ricostruzione di un rapporto al momento inesistente con la parte più influente della tifoseria.
Una proprietà che non fa mancare mai il denaro, i milioni, ma che abbonda anche in sorprese e shock, quasi sempre inspiegabili o mai chiariti.
L’aspetto paradossale della situazione è proprio questo: il tifoso non rimprovera ai Friedkin di non mettere i soldi, ma di non mettere altro, la faccia, di evitare qualsiasi contatto. A questo punto non so se basterà presentare un nuovo dirigente per colmare in fretta i tanti vuoti: serve la voce del numero uno, serve un’assunzione di responsabilità di chi ha deciso di mettere risorse e impegno nella Roma. Servono risposte. Serve l’energia della presenza. Perché, per dirla alla Coelho, anche l’assenza di risposte è una risposta.
PS. Lo Zalewski della nazionale polacca è un giocatore che alla Roma non si è mai visto: qui gioca il cugino titubante e confuso; i piedi di Celik sono il quarto segreto di Fatima e insomma mi chiedo di nuovo perché Dahl e perché Abdulhamid, visto che da anni sugli esterni la Roma non vale la serie. Della squadra di ieri salvo Svilar, Dovbyk, N’Dicka e Dybala, a prescindere.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni