C’è una foto che vale più di mille parole per riassumere il momento della Roma. Domenica sera, minuto 15 della ripresa: Zalewski si fa togliere il pallone da Frattesi che parte in contropiede. Angeliño arretra, con un occhio a Lautaro in mezzo, cercando compagni che lo aiutino.
Pellegrini e Celik corrono alla disperata. Ma più di tutti corre Dybala. Che supera i due di slancio e prova, invano, a contrastare il tiro del connazionale per poi, vedendo la palla in rete, crollare a terra, sfinito e sconfortato. Si, avete letto bene: Dybala. Uno che ti aspetti giostrare negli ultimi 20 metri dell’area avversaria, non fare rincorse di 80 metri sull’avversario di turno.
Nel primo tempo dietro Bastoni nella ripresa Dimarco. Uno sforzo che se da un lato per Juric è divenuto il manifesto della disponibilità del gruppo nei suoi confronti, dall’altro è diventato argomento di discussione in città (e non solo).
Premesso che difficilmente rivedremo Dybala e la Roma con il 4-2-3-1 e tutto ciò che ne consegue a livello di fase difensiva, l’attenzione si sposta sul tecnico croato. Inutile girarci intorno: è bastata una sconfitta contro i campioni d’Italia per tornare a far aleggiare il fantasma di De Rossi. Che poi a Trigoria off record continuino ad assicurare come all’orizzonte non venga minimamente presa in considerazione questa possibilità.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina