Alle ore 13.00 si terrà la conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore della Roma, Claudio Ranieri. Al fianco del mister sarà presente anche il Responsabile dell’Area Tecnica, Florent Ghisolfi.
GHISOLFI “Grazie a tutti per essere presenti così numerosi. Parlo a nome della famiglia Friedkin. Credo che la Roma abbia bisogno di tornare alle proprie radici che abbia bisogno di qualcuno che le appartenga. Conosce la squadra, conosce il club ed è un grande allenatore di esperienza internazionale: abbiamo ritenuto fosse la persona giusta in questo momento. Non sarà solo l’allenatore ma farà parte della futura dirigenza in questo progetto voluto dalla famiglia Friedkin”.
Ha spinto lei Ghisolfi per l’arrivo di Ranieri? “È una decisione importante, e questo tipo di decisioni è sempre collettivo. In questo caso, è una decisione collettiva e, alla fine, è soprattutto una decisione del proprietario, la famiglia Friedkin”.
Interviene Ranieri: “Per chi è abituato a vedere le cose in modo piramidale, gli americani, con la famiglia Friedkin, le vedono invece in modo orizzontale, collegiale. Le decisioni che verranno prese saranno condivise e approvate da tutti. Stiamo tutti lavorando per portare la Roma dove merita, dove deve stare, dove i nostri tifosi sognano di vederla”.
Cosa avete chiesto a Ranieri, l’obiettivo? “Di fare il possibile, perché arriva in un momento difficile. Si tratterà di rimontare in classifica”.
Cosa l’ha convinta di Ranieri? “Come ho detto prima, prima di tutto è un uomo di grande umanità. È un uomo che conosce la Roma con tutte le sue valori. È un grande allenatore, ma stiamo anche avviando un nuovo progetto. Con 7 mesi come allenatore e ora dietro questo ruolo di dirigente. E oggi è il momento di avere una visione chiara e di avere un progetto con Mister”.
Cosa ha chiesto Ranieri per il mercato di gennaio? Interviene Ranieri “Rispondo io, no. No, perché fatemi conoscere, fatemi conoscere nel senso che non conta quando stai fuori e parli, non conta finché non tocchi con mano ciò che ti può dare un giocatore o un altro. La Roma ha preso tanti giovani, tutti validi, ma i giovani vanno inseriti in una squadra compatta. Qui è cambiato allenatore, è arrivato un altro allenatore, e ne arriva un altro. Invece di proteggere questi giovani che sono tutti bravi, stanno un po’ così, allo sbaraglio. Vediamo quelli che sono bravi per me da qui a gennaio. Poi, se c’è l’opportunità, e ci sarà sicuramente l’opportunità di prendere qualcuno, sono sicuro che mi accontenteranno”.
Ghisolfi: “Confermo semplicemente quello che ha detto, adesso è arrivato”.
Ranieri: “Non è che un giocatore giochi contro un allenatore, ci sono allenatori che riescono a trovare le chiavi d’entrata di ogni singolo giocatore e questo dà il 120%. Ci sono giocatori e allenatori che non riescono a trovare un feeling e magari ti dà l’80% ma alla Roma questo non basta, i giocatori devono dare il 120%, altrimenti si va fuori dal campo. Ho letto critiche per giocatori importanti ma correvano come matti, forse male, ma si impegnavano. E non possiamo permetterci di fischiare nessuno, fatelo a fine partita, vengo io sotto la curva e mi fischiate. Loro devono caricare il pubblico per come giocano e s’impegnano però non ci fischiate”.
È centrale questa stagione oppure si guarda al futuro?
Ranieri: “No è centrale questa stagione, è super centrale. Ho sempre detto di voler fare, scegliere, decidere e non parlare di soldi o con procuratori. Io sono un allenatore”
Ghisolfi: “Esattamente come ha detto, rientra come parte centrale di un progetto. Si tratta di due fasi: ora come mister e poi come parte del comparto dirigenziale”.
Avete ricevuto no prima di Ranieri?
Ghisolfi: “Claudio è la nostra priorità”.
Ranieri: “Che vuoi che dica? Vuoi che dica il contrario?
RANIERI “Avevo smesso di allenare e devo dire, non lo dico perché ne ho bisogno, ma ho avuto più richieste in questi mesi che quando ho vinto con il Leicester e ho sempre detto di no. Ho detto che sarei tornato o per la Roma o per il Cagliari, ma ero convinto di andarmene per i fatti miei, di guardare il calcio da un altra parte. Il fato ha voluto che fossi tornato a casa, evidentemente, ho iniziato alla Roma da calciatore e finirò da dirigente e allenatore”.
Ha parlato coi Friedkin degli errori che hanno fatto? “Sapete che io sono diretto, per cui gliel’ho detto chiaramente. E devo essere sincero: lui mi ha lasciato a bocca aperta per le parole che ha usato, per il bene che vuole a questa squadra, a questa città, a questo club, non perché gli appartiene, ma perché sente un legame profondo. Mi ha detto: ‘Non posso viaggiare per il mondo, vedere Roma, Caput Mundi, al centro del mondo, e sapere che la squadra non sta andando bene. So di aver speso tanti soldi senza riuscire a fare ciò che voglio per questa squadra’. Ed è per questo che mi ha chiamato. Ora tocca a me, con la mia esperienza e il mio modo di lavorare. Mi auguro di riuscire nel compito che mi ha affidato. Quando mi ha detto queste parole, non potevo che rispondere di sì. Lo ringrazio, lo ringrazio per avermi riportato a casa, alla mia Roma. I tifosi sanno che, se dico A, farò tutto per raggiungere A, senza tergiversare. Questo è ciò che mi sento di dire a voi e a tutti”.
Per lei qual è il sistema di gioco più adatto a questa squadra? “Io credo che ormai non esista più un sistema base, tranne forse per quelle squadre o quegli allenatori che lavorano da tanti anni nello stesso ambiente. Anche Gasperini, per dire, non gioca più solo con la difesa a 3 e ha costruito la squadra in nove anni. Oggi tutti gli allenatori cercano di apportare modifiche durante la partita per scombinare i piani dell’avversario. Quindi, dirvi adesso che giocherò in un certo modo non sarebbe onesto, né con voi, né con i tifosi, e nemmeno con me stesso. Devo prima vedere chi è in buona forma, in base al mio modo di intendere il calcio. Solo allora deciderò se giocare a 3, a 4, a 5. Non è una questione di moduli, ma di giocatori: voglio atleti che sputino sangue sul campo, che non mollino mai, neanche quando le cose vanno male. Non devono cedere nemmeno un centimetro. Prima di tutto, sono un tifoso, poi un allenatore. Io sono più tifoso di tutti i tifosi. Una volta stavo vincendo 3-0 a Genova e ho perso 4-3. Sono entrato negli spogliatoi e ho detto: ‘Signori, arrivederci’. Per questo chiedo ai nostri tifosi di starci vicino, soprattutto in questo momento. Da ex giocatore, vi dico: giocare in casa, con il tuo pubblico che ti fischia, è la cosa più difficile che ci sia. In trasferta i fischi ti caricano, ma in casa, dai tuoi tifosi, ti spezzano. Capisco che i tifosi erano scontenti, ma vi garantisco che non era per mancanza d’impegno. Io li vedevo, i giocatori correvano, spesso a vuoto, ma ci mettevano tutto. Però le cose non venivano. È sfortuna? Non lo so. Io credo nella fortuna, ma penso che tu debba guadagnartela, sudartela. Può andarti male una volta, due volte, tre volte. Ma se insisti, alla fine deve girare. E girerà. Voglio una squadra e un pubblico coesi. Qui siamo una famiglia: società, dirigenza, allenatori, giocatori, magazzinieri, staff medico, tutti, anche chi si occupa dei campi. Questo è quello che ho detto nel mio primo discorso, rivolgendomi non solo alla squadra, ma a tutti i miei collaboratori. Ho chiesto loro di aiutarmi, perché devo fare meno errori possibile. Non ho tempo di sbagliare. Abbiamo davanti tre partite, una più importante dell’altra. Voglio che i tifosi vengano allo stadio e, anche se le cose andassero male, escano dicendo: ‘Ci abbiamo provato’. Voglio che vedano una squadra che lotta fino all’ultimo secondo. Voglio che escano orgogliosi della squadra. Questo è ciò che mi sento di promettere, ai tifosi e a me stesso”.
Ci può spiegare i contorni dell’accordo dirigenziale? Avete fissato un obiettivo specifico da allenatore? “L’obiettivo specifico no, è fare il massimo, naturalmente ho dei premi per tutti gli obiettivi perché non voglio precludermi nulla, sono sempre positivo. Ero così da giocatore e lo sono da allenatore. Qui c’è gente che si fa trasferte incredibili, ho trovato tre tifosi a Cagliari che facevano un giro incredibile per risparmiare e tornare a Roma. Dirigente? Sono l’uomo più vicino alla famiglia Friedkin, si parlerà, si farà e si cercherà di sbagliare il meno possibile. È più facile criticare che fare: saremo criticati ma cercheremo di fare le cose nel verso giusto. Avevano bisogno di una persona conosciuta, che sa di calcio, che aiuti la Roma a stare sempre nelle prime posizioni. Il presidente vuole una squadra che lavora, stanno facendo cose belle. La squadra è la cosa più importante, gliel’ho detto, il Presidente vuole che la squadra sia conosciuta in tutto il mondo anche per l’aspetto calcistico”.
Sul possibile ritorno di Totti? “Onestamente, è logico che adesso come adesso la cosa principale è riportare la squadra in alto, poi sicuramente si parlerà con Francesco, per l’amor di Dio, perché no, se ci può dare una mano, vediamo quello che ci può dare, non siamo chiusi, io non sono chiuso, questo non significa Totti ritornerà, perché io vi conosco, per vendere tre giornali in più fate il titolone, però siate chiari”.
Il suo legame con De Rossi: l’ha sentito in questi giorni? Si sente questa mancanza nello spogliatoio? “Ci siamo sentiti e ci sentiremo in questi giorni perché Daniele oltre ad esser stato un mio giocatore è una grande persona. Non è facile per nessuno cambiare due allenatori, mi auguro di riportare tutti nella giusta direzione”
Da fuori, e ora anche da dentro, ha capito perché la Roma si trova in questa situazione… “Non lo so, ci sono mille perché e onestamente a me non interessano. È arrivato un nuovo allenatore, una nuova persona, a cui è stata data carta bianca, e io devo dare il massimo con questi giocatori. Non mi interessa cosa è successo prima, da oggi in poi io sono il responsabile”.
Ci promette che non vedremo Angeliño difensore centrale? Dybala e Soulé insieme? “Prometto che non ci giocherà. Io credo che possano giocare bene. La squadra è tutta composta da equilibri. Io credi di sì, però questo non sento di prometterlo, perché se poi non lo sento, non faccio una cosa che non sento”.
I Friedkin hanno ammesso i loro errori o capito quelli di altri? Sul suo ruolo da dirigente, mancano figure al suo fianco? “Io voglio stare da solo, meno gente vedo e meglio sto. Purtroppo in Italia il presidente deve esserci, invece se ci fate caso tutte le proprietà straniere non parlano mai. Noi abbiamo bisogno della figura del presidente, all’estero non esiste, o meglio c’è solo per fine mese. Se si è reso conto? Se mi ha chiamato si è reso conto. Mi ha detto ‘io voglio questo, portare la Roma ad alti livelli. Per questo ho chiamato lei’. Di che altro ho bisogno? A me servono i giocatori, voi ne avete bisogno perché più persone ci sono e più notizie riuscite a spillare”.
Cosa ha detto ai giocatori? “Voglio il massimo da voi, mi dovete dare tutto, tutto perché non è possibile vedere la Roma in questa situazione. Però voglio che voi portiate gioia, qui si viene a lavorare seriamente ma con il sorriso. Io non accetto che si vada in un posto di lavoro, facciamo stare il calcio, in un posto di lavoro con un viso preoccupato e tutto perché ci si annoia. Noi siamo delle persone super fortunate perché ci siamo scelti il mestiere. Ci sono milioni di persone che non ce l’hanno innanzitutto e che neanche se lo possono scegliere. E allora noi, proprio per queste persone che non hanno la nostra fortuna, dobbiamo venire qua con un sorriso largo e dare tutto nel campo. Lavorare con serenità, con rabbia, con determinazione perché solo così si ottengono i risultati. Ed essere ambiziosi. Gli ho detto ragazzi, ve lo risentirete dire perché quando arriveranno tutti parlerò a tutti”.
Ha pensato al ritorno di De Rossi, anche per il futuro? “Adesso mi è stata affidata la panchina e penso a questo. Non voglio illudere nessuno, faccio questo lavoro e poi vediamo”.
Della gestione Dybala ne ha parlato con il Presidente? “Il caso Dybala. Dico, Presidente, io faccio come mi pare, è chiaro questo? Io non voglio sapere se ha clausole o non ha clausole. C’è stata una volta, un presidente mi ha detto, se gioca questo giocatore, lei va a casa. Io gli ho detto, perché lo voleva fuori dalla rosa. Io gli ho detto, no fuori dalla rosa, fuori non doveva più giocare. Gli ho detto, se lei me lo toglie dalla rosa, lei è il presidente, dichiara che questo giocatore non deve più giocare. Io non posso dire niente, lei è il presidente, lei è il capo, ma se questo giocatore sta nella rosa, io scelgo chi voglio. Lui mi ha risposto, se tu lo fai giocare, io ti mando a casa. Che pensate, ha giocato o non ha giocato? Ha giocato. E me ne sono andato a casa. Ma io allo specchio mi guardo, per cui la prima cosa che gli ho detto, gli ho detto, ma il fatto Dybala? Gli ho raccontato questo fatto. No, no, ragazzi, voi mi vedete sempre col sorriso, col coso, io mi incazzo, sapete quando mi incazzo parlo romano, mando per aria ai tavoli, nello sfoglio. Cioè, è un conto quello che vedete, è un conto che io ai miei Presidenti parlo in faccia. Poi dopo sono tutte rose e fiori, perché poi dopo devo venire davanti a lui”.
Sulla questione fisica di Dybala? “Quello l’affronterò con il ragazzo. Ragazzi, Dybala si vede che è di un’altra categoria. Pensate che io non voglio offendere i miei giocatori. Io sono gelosissimo dei miei giocatori. Però si vede che quando Dybala va bene, fa la differenza. Allora parlerò con il ragazzo. Io ho visto il calendario, giochiamo ogni tre giorni. Magari potesse giocare sempre, ma non potrà. Io ancora devo parlare con lui. Gli ho fatto i complimenti. Se si ricordava che con la Sampdoria fece un gol Ronaldo e uno lui. Le sette meraviglie. Noi giocammo da Dio. E io all’entrata nel secondo tempo, nel corridoio, feci i complimenti a Ronaldo e a lui. Perché hanno fatto due gol. Uno, se ve lo ricordate, andò di testa su otto metri e ci fece gol. E l’altro fece un gol tipo Totti, al volo. Dybala fece un gol tipo Totti, al volo dall’altra parte. E gli feci i complimenti, se l’hai ricordato. Per cui lui avrà la mia massima considerazione. Certo, poi io starò lì a decidere quanto può giocare. Per me io lo farei giocare 90 minuti tutte le partite. Le potrà fare? Ho dei dubbi. Però se ce la fa, io non lo levo”.
Com’è avvenuta la sua chiamata? “Florent mi ha chiamato lunedì mattina e mi ha detto Claudio vorrei parlare con te, è venuto a casa mia e poi dopo mi ha chiamato e mi ha detto che il presidente ci aspetta a Londra, partiamo e in quattro e quattro abbiamo fatto il volo per andare solo. È stato deciso così, allenatore, dirigente, persona vicina al presidente, a Florent per cercare di fare tutti insieme il meglio per la Roma”.
Giocherà Hummels? “Ho visto un po’ di partite dello scorso anno, perchè non deve giocare? Vedremo, anche lui ha una certa età, io scelgo hi mi fa vincere, poi posso sbagliare anche io”
FONTE: Redazione Tuttoasroma – dall’inviato a Trigoria R. Moilinari