L’uomo lo abbiamo apprezzato una volta di più, semmai ce ne fosse stato bisogno, nei minuti precedenti a quella conferenza stampa pirotecnica con cui ieri Claudio Ranieri ha rianimato una tifoseria esanime. Ci siamo infatti ritrovati dietro di lui – in un corridoio di un reparto in cui lavorano i tecnici del centro media della Roma – ad accompagnarlo verso la sala delle conferenze. In sala era tutto pronto, decine e decine di giornalisti ad attenderlo, rappresentate tutte le testate italiane, sportive e non, eppure Claudio ha trovato il modo di dedicare qualche secondo ad ognuno degli impiegati occupati nelle diverse stanze che affacciano sul corridoio che stavamo attraversando. Non per un saluto magari freddo e formale, o di quelli a favore di telecamera, visto che neanche sapeva che dietro di lui in quel momento ci fosse un giornalista. Eppure ha bussato, è entrato e ha salutato con calore tutti quelli che stavano lavorando.
Categoria: gesti non dovuti e proprio per questo particolarmente apprezzati. Poi, lo show. Qualcuno più smaliziato potrebbe aver notato spruzzi di retorica romanista lanciati qua e là, ma anche se fosse non sarebbe calcolata. L’uomo è così, gentilmente vintage. Per bene e spontaneamente retorico. Per lui la Roma è davvero quella cosa lì, quella che è per ciascuno di noi, roba che se per andare a Bruxelles devi passare per Cagliari neanche ci pensi, vai, tifi e ritorni, e se per caso all’aeroporto incroci Ranieri diventa una festa, e pure la più brutta partita del mondo s’incastona evidenziata nell’album dei ricordi.
Se a Ferragosto, mentre la Roma di De Rossi preparava l’esordio a Cagliari, ci avessero detto che tre mesi dopo ci saremmo ritrovati alla conferenza stampa di presentazione di Ranieri, dopo aver assistito quasi inebetiti a due mesi di gestione Juric, avremmo compatito il nostro interlocutore, con l’espressione un po’ snobistica sul volto di quelli che del calcio ormai sanno tutto, anche riconoscere gli scenari impossibili. E invece così è andata. E adesso tutti speriamo che il nuovo dittatore tecnico della Roma, incidentalmente allenatore, possa farci voltar pagina. Adesso alla guida c’è lui, della squadra e a quanto pare del club. Ghisolfi sembra solo un accessorio, il direttore per così dire esecutivo, nel senso che esegue ciò che evidentemente gli arriva dall’alto.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco