Adesso è necessario un cambio d’inerzia per dare un senso a questa stagione. Sarà questo il compito di Ranieri, subentrato come terzo tecnico dopo l’esonero (precoce) di De Rossi e quello (tardivo) di Juric. Sono già trascorse 12 giornate, e la Roma occupa il dodicesimo posto con 13 punti: un bottino misero, che si somma a un’Europa League deludente (20° posizione, 5 punti in 4 giornate). Non c’è più tempo da perdere, e Ranieri lo sa bene. “Sir Claudio” sarà costretto a partire subito forte: i giallorossi sono attesi da due trasferte insidiose (a Napoli e a Londra contro il Tottenham) e dalla gara interna con l’Atalanta. Tre sfide difficilissime in cui la soglia per un possibile errore è sempre più sottile, anche perché le zone europee sono a malapena visibili: il sesto posto, che al momento (in attesa di capire quante squadre andranno in Champions League e chi vincerà la Coppa Italia) garantirebbe l’ingresso in Conference League, dista ben 11 punti. Un’enormità.
Ranieri, tuttavia, non è nuovo a imprese di questo tipo: nel 2009/10, subentrando a Spalletti (anche in quel caso in una sosta per le nazionali, ma quella di settembre), portò i giallorossi a lottare per lo scudetto. Cavalcate epiche a parte, il tecnico romanista dovrà innanzitutto risollevare un gruppo scosso da due cambi di allenatore, ognuno con dettami tattici distinti. L’ex Leicester, dopo i primi discorsi alla squadra nel giorno del suo ritorno a Trigoria, ha usato la conferenza stampa di presentazione per veicolare un messaggio chiaro. “Voglio il massimo mi devono dare tutto, perché non è possibile vedere la Roma in questa condizione. Non accetto che si venga a lavorare con il viso preoccupato, siamo persone super fortunate: dobbiamo venire con un sorriso largo e lavorare con serietà, determinazione, ambizione e rabbia. Solo così si ottengono i risultati”. Con esperienze in Francia, Spagna e Inghilterra, un tecnico navigato come Ranieri sarà in grado di gestire il delicato equilibrio tra bastone e carota.
E poco importa la formazione utilizzata (“Non è questione di modulo, ma di giocatori. Devono avere voglia di sputare sangue in campo. Anche se le cose vanno male, non voglio che mollino un centimetro”); ciò che conta è dare tutto sul terreno di gioco, così da riuscire a ricreare un gruppo coeso che comprenda allenatore, squadra, pubblico (“Non dobbiamo fischiare, dobbiamo aiutarli”) e soprattutto società. Proprio grazie alla scelta di delegare a Ranieri non solo la guida tecnica della squadra, ma anche un ruolo di consulenza sulle decisioni future del club, si potrà intraprendere un nuovo percorso virtuoso, riconoscendo gli errori del passato e mettendo in evidenza l’importanza di avere uomini di calcio al proprio fianco (e che magari conoscano a menadito Roma e la Roma). Sarà necessario, già da ora, iniziare a programmare il futuro: dalla scelta del prossimo amministratore delegato, passando per il mercato invernale, fino alla nomina dell’allenatore della prossima stagione. Dentro e fuori dal campo, è il momento di alzare il livello e di tornare a lavorare da top club.
FONTE: Il Tempo – M. Cirulli