C’era un tempo in cui su quel ramo del Lago di Como succedevano cose mirabolanti, tipo i primi vagiti con la maglia della Roma di gente come Daniele De Rossi e, ancor prima, Paulo Roberto Falcao. Ne scrive Latini qualche pagina più avanti, ma le immagini sono impresse nei cuori di ogni romanista. Per stasera (…) non sono previsti esordi particolari, ma se tutto andrà come deve andare, e cioè la Roma vincente e il Como sconfitto, sarà comunque una bella novità perché in questa stagione non è mai capitato di uscire dal Raccordo e tornare con i tre punti.
Sembra incredibile, ma è così. Il motivo? Citofonare Dan Friedkin. È stato il presidente ad impedire alla Roma di De Rossi di conoscere il suo naturale sviluppo tattico, proprio quello che adesso mister Tinkerman, l’aggiustatutto Ranieri, sta imponendo con la serenità del vecchio saggio, dopo i deliri della gestione Juric.
Dieci finora le esibizioni giallorosse fuori dalle Mura Aureliane tra campionato ed Europa League, cinque volte è finita male, cinque volte ci si è divisi la posta con gli avversari. Tre pareggi sono arrivati nel corso del brevissimo mandato di De Rossi, prima che i consiglieri di Topolinia non avessero la meglio sulla precaria capacità di comprensione delle questioni calcistiche del presidente.
Ma ora la Roma è ripartita, lo testimoniano le due recenti vittorie consecutive, larghe nel punteggio e soprattutto nella prestazione. La squadra è tornata a correre spensierata come nei giorni migliori della scorsa stagione e a dominare gli avversari: Lecce e Braga sono sembrate squadrette di una categoria differente e sappiamo che non lo sono.
Oggi la controprova: tre vittorie consecutive, peraltro, la Roma non le colleziona da parecchi mesi, nel dettaglio tra febbraio e marzo scorsi (battuti Torino e Monza in trasferta, annichilito il Brighton). Ranieri ha lavorato di buon senso, senza formule magiche, fidandosi dei giocatori più carismatici e liberando la naturale propensione offensiva della squadra.
Di fronte il Como di Fabregas, non più la squadra di Fontolan, Volpi e Centi, né quello di Notaristefano e Fusi, o di Tempestilli, bandiera sul lago prima di venire alla Roma. Ora anche a Como si parla inglese, sui cartelli non c’è più scritto Lago, ma Lake, (…), un ultrà comasco che ha dedicato una canzone ad Agostino Di Barteolomei che è contento delle nuove prospettive della proprietà indonesiana, ma in quel modo un po’ distaccato di chi guarda con sospetto alle evoluzioni troppo veloci. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco
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