Claudio Ranieri è riuscito in un’impresa forse più grande di vincere la Premier con il Leicester, cioè quella di rendere letterale uno dei mitologici paradossi di Nils Liedholm: “Como? Squadra più forte del mondo”. Così una volta il Barone rispose in sala stampa in uno dei suoi cortocircuiti logici travestiti da mistero con cui raccontava, nascondendole, le vicende della sua squadra.
Quella era la Roma che sognava e vinceva coppe e campioni e il Como, fidatevi, non era la squadra più forte del mondo, ma grazie a Liedholm, almeno per quell’attimo, ci credevamo tutti (credi a tutto quando la realtà è una favola).
Ranieri ha passato la settimana a dire quanto è forte il Como, e stavolta non appare come una supercazzola del Barone: il Como gioca spaventosamente bene, ha appena battuto la squadra prima in classifica, ha un giocatore – Nico Paz – che assomiglia più a un artista che a un calciatore, un allenatore spavaldo e ambizioso al punto giusto bussola tecnica della proprietà più ricca della Serie A.
Insomma se non è la squadra più forte del mondo, una delle più difficili da giocarci contro adesso in Italia lo è sicuramente: una specie di futura Atalanta, o del Parma Anni 90, parole di Ranieri sempre, che a un certo punto ha tirato fuori, non il paradosso, ma la metafora giusta: giocare contro il Como è come andare dal dentista, ma senza anestesia. (…)
Giochiamola col sangue ai denti (sempre metaforicamente eh, ‘nsia mai) e appena sentiamo un doloretto reagiamo e usciamo dallo studio. Siamo allo stadio a tifare la Roma e qualcuno potrebbe dire che la sofferenza è pure maggiore, può essere, ma la Roma resta un sorriso anche all’inferno e comunque se stasera vinciamo non andiamo in paradiso, ma possiamo quasi uscire dal purgatorio dove siamo finiti.
Intravediamo cose che solo fino a un mese fa non pensavamo nemmeno di poter immaginare. E anche se è ancora lontana quella Roma che si poteva permettere di raccontare la realtà prendendola elegantemente in giro, siamo noi che sosteniamo la squadra più forte che il mondo ha visto mai. (…)
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci