La Roma ha due attaccanti centrali: uno, Shomurodov; l’altro, Artem Dovbyk, bomber strapagato e che pian piano sta mettendo d’accordo un po’ tutti. L’uzbeko ha fatto credere di poter insidiare il posto del collega. Era diventato un dualismo, un po’ strano.
Ranieri gli ha dato fiducia, perché l’ha meritata. Ma Artem è il centravanti che può fare la differenza, basterà capire bene come e dove servirlo. Spesso lo si è contestato, perché non segna tanto, perché non esulta, perché sorride poco.
E i continui paragoni con Dzeko e Lukaku non gli hanno fatto bene. Il suo mestiere lo conosce e lo sa svolgere. I numeri sono dalla sua parte: in campionato ha segnato nove gol (portando undici punti) gli stessi di Vlahovic, Lukaku e Castellanos, uno in meno di Lautaro e Lucca, e tre di Lookman. Alle nove reti nel nostro campionato, vanno aggiunte le tre in Coppa Italia e le due in Europa League.
Giovedì arriva l’Athletic, l’Olimpico è pronto a scaldarsi, non solo per Dovbyk. Nove dei quattordici gol segnati da Artem sono stati messi a segno nello stadio di Roma. Ranieri lo ha gestito per averlo al meglio proprio giovedì, quando dovrà dare tutto se stesso in un big match, da dentro o fuori.
Ha utilizzato questi mesi per affinare l’intesa con Dybala, che non è mai esplosa definitivamente. Gli esami sono cominciati. Per tutti. Anche per Dovbyk, che ha tre mesi scarsi per mettere d’accordo tutti. Ma se lo si serve come contro il Como, lui i gol li fa. E l’attacco diventa a regola d’Artem.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni