La Passione di Paulo. In piena quaresima e in tempo per la Pasqua (che quest’anno sarà festeggiata il 20 aprile, giorno dopo Roma-Verona), Dybala si ferma. Il parallelo divino, tra l’altro, non sembra neanche così troppo audace o blasfemo, visto che, rapportando tutto alla realtà romanista, il numero 21 ha spesso indicato la via e la verità, dandoci la vita in una notte di Budapest, prima di vedercela strappata dal petto da un arbitro inglese. E la Roma, ora è ufficiale, dovrà fare a meno per circa un mese del suo calciatore più forte.
Così hanno stabilito gli esami strumentali ai quali si è sottoposto ieri mattina che, purtroppo, hanno dato seguito e peso alle sue lacrime di domenica in panchina. Uscito dopo soltanto 11 minuti dal suo ingresso in campo contro nella ripresa di Roma-Cagliari, Dybala ha riportato una lesione al tendine del semitendinoso (muscolo superficiale della parte postero-mediale della coscia) sinistro.
Per definire con precisione i tempi di recupero occorrerà attendere qualche giorno, quando l’edema si sarà riassorbito del tutto, ma Paulo dovrà fermarsi almeno per un mese. Niente Argentina, quindi, per la Joya che, dopo diversi mesi, aveva convinto Scaloni a chiamarlo. Il numero 21 rimarrà nella Capitale, iniziando subito le cure del caso.
Anche perché, archiviata con dolore la pratica Europa League (che Dybala viveva come sogno personale di rivincita sportiva rispetto a Budapest, come d’altronde ogni romanista), dopo la sosta per le nazionali inizierà il rush finale di campionato, che vede la Roma incredibilmente in corsa per un posto Champions, con tanti scontri diretti in programma. Facendo i conti, un mese di stop a partire da domenica vorrebbe dire rivedere il talento di Laguna Larga in Roma-Verona del 20 aprile, ma Paulo vuole provare a ridurre le tempistiche.
La Joya è da considerare out per la trasferta di Lecce e l’impegno casalingo, del 6 aprile, contro la sua ex Juventus. Il 13, però, è in programma il derby di ritorno con la Lazio e Dybala, insieme allo staff di Ranieri, studierà un piano per provare a giocare (o quantomeno andare in panchina) la stracittadina. (…)
FONTE: Il Romanista – S. Valdarchi