Marco Quadrini, difensore classe ’79 nel suo profilo whatsapp ha una immagine da calciatore in campo, con la maglia giallorossa, accanto ad Aldair. Evidenza del suo legame forte, fortissimo con i colori giallorossi. “La Roma è stata la mia vita, ho passato più tempo a Trigoria che in famiglia”. Tredici anni di settore giovanile, poi quasi tre in prima squadra. “Sono entrato da esordiente e gli anni in prima squadra sono stati meravigliosi. Il rapporto con i miei compagni è il ricordo su tutti”.
Non si fa in tempo a metabolizzare la partita di lione che già la testa deve andare al prossimo impegno di campionato: Palermo-Roma… “La partita di domenica diventa fondamentale, in un momento negativo un risultato importante a Palermo diventa fondamentale. Può portare serenità e fiducia ad un gruppo di indubbio livello, che ha fatto fino ad oggi una grandissima stagione”.
Quale è l’aspetto più importante in questo momento? “Certamente l’aspetto psicologico in questo momento è tutto. Un passo falso porterebbe le altre più vicine. La Roma ha tutte le qualità per riprendere a correre da subito. Fisicamente non vedo grandi problemi, certamente è la condizione mentale quella che Spalletti deve curare”.
Proviamo ad analizzare quanto accaduto alla squadra giallorossa… “Partendo dalla gara contro il Lione la gara è stata giocata a tratti bene, poi alcuni episodi l’hanno penalizzata. Gli episodi accadono, ci possono essere situazioni sfavorevoli, ma quello che conta è che la reazione avvenga a breve. Se fossimo usciti sul 3-2 si parlerebbe di un altro ritorno. Il Lione è una squadra forte, ma in difesa non sono imbattibili”.
Spalletti: cosa lo aspetta? “Dipende tutto da lui. Come è dipeso da lui tutto il “buono” fatto fino a qui, merito suo aver dato identità e gioco al gruppo, così oggi dipende da lui tirare fuori la squadra da questo momento. Immagino che farà qualche cambiamento, ma io non la vedo così drastica. Dovrà gestire i cali di attenzione in cui cade la squadra, ma nulla è perduto. Ad oggi siamo in corsa su tutte e tre le competizioni. Il ciclo della Roma non finisce, io credo possibile l’impresa”.
Torniamo alla gara di domenica, come imposteranno la partita le due squadre? “Prevedo una gara aperta. La Roma avrà fretta di chiudere la partita e rimettere tutto nei binari giusti. Di fronte si troverà il Palermo che ha ancora pochi treni per fare la corsa sull’Empoli. Deve cercare di vincere tutte le gare, soprattutto quelle in casa chiunque”.
Nei rosanero ci sono individualità a cui fare attenzione? “In attacco hanno buona qualità, ma in situazioni come quella del Palermo è il gruppo il pericolo maggiore. Se il gruppo dovesse compattarsi, anche alla luce della situazione societaria che si sta delineando in questi giorni, potrebbe diventare complicato.
Sulla carta parla la classifica, il divario tra le due è netto”.
Della sua stagione al Palermo cosa ricorda? “Fu un anno particolare, appena arrivato mi infortunai ad una spalla. Fui operato e per colpa di quell’infortunio fui costretto a saltare anche le Olimpiadi di Sidney, dove ero nella lista dei pre-convocati. Dal punto di vista ambientale sono stato benissimo, eravamo un bel gruppo e vincemmo il campionato di categoria. Ho avuto un ottimo rapporto con i tifosi e credo la città meriti che la squadra rimanga nella massima serie”.
Spostiamo avanti l’orologio… siamo a maggio, come è finita la stagione della Roma? “Potremmo essere arrivati in finale di Europa League… e dopo aver passato il turno con il Lione ci potrebbe stare essere usciti in Coppa Italia. E in campionato abbiamo chiuso al secondo posto”.
Tra il 1999 e il 2002 a Piacenza, ancora tra Serie A e B… “Un periodo dove capii che avrei potuto fare di più nel calcio, ma ormai avevo 28-29 anni e la carriera l’avevo già fatta. D’altronde quando giochi a Roma, per la Roma, non è facile emergere. Sei distratto da troppe cose…”.
Spieghi meglio… “La città è grande, l’ambiente esigente, se non sei consigliato da qualcuno rischi di perderti. Ai miei tempi era facile che questo accadesse, i calciatori non erano protetti e salvaguardati come oggi”.
Eppure Totti e De Rossi hanno legato la loro vita calcistica alla Roma… “Infatti sono casi particolari e unici per il calcio. Se ci fosse stato uno come Spalletti anche allora, sarebbe stato diverso…”.
Le piace il tecnico toscano? “Sa attirare su di sé tutte le attenzioni, come fa Mourinho. Ha ottenuto grandi risultati in questa piazza, sapendo gestire le tensioni e le polemiche. È un grande allenatore”.
C’è una vecchia copertina della rivista “La Roma” in cui lei posa insieme a Totti con il titolo: “Totti e Statuto i gioielli made in Roma”… “Non conoscevo Francesco prima del mio ritorno a Roma nel ‘94. Ne avevo solo sentito parlare come un ragazzo davvero promettente. Dopo i primi due/tre allenamenti capii che eravamo di fronte a un talento davvero particolare. Fa piacere che sia entrato nella storia del calcio italiano e non solo”.
È rimasto legato ai colori giallorossi? “Sono un tifoso riconoscente della Roma, visto che parte della mia vita la devo proprio a questa società”.