Finisce insieme con il tiro di Sulemana la partita di Bergamo, l’imbattibilità di Ranieri e il sogno Champions della Roma, almeno in quella sfera di realizzabilità che lasciava alla squadra giallorossa il potere di decidere per se stessa. Ora non dipende più solo da noi: mentre l’Atalanta festeggia la sua quinta qualificazione alla Champions League in sette anni (e Gasperini saluta la città saltando di gioia, chissà se non ce lo ritroveremo proprio da queste parti), la Roma scende al sesto posto della classifica restando a quota 63, dietro alla Juventus e alla Lazio a 64. Si deciderà tutto negli ultimi 180 minuti, con la Roma che affronterà il Milan in casa e il Torino in trasferta, la Juventus l’Udinese in casa e il Venezia in trasferta, la Lazio l’Inter fuori casa e il Lecce all’Olimpico.
Già nel primo tempo la partita si era sviluppata lungo le montagne russe dei pregi e dei difetti delle due squadre. Ranieri aveva scelto di giocarsela praticamente a specchio, rinunciando (con l’assenza di capitan Pellegrini) al 352 che così bene aveva funzionato nelle sfide con Inter e Fiorentina per tornare all’antico, al 3421, con due esterni veri come Rensch e Angeliño, i soliti tre centrali, i soliti due mediani, e Soulé alzato nella posizione di Dybala al fianco di Shomurodov e alle spalle di Dovbyk. Facili ne sono derivate le contrapposizioni uomo contro uomo, a partire dalle altissime pressioni comandate sin dal primo minuto, con Soulé sulle tracce di De Roon (abbassato in difesa per surrogare all’assenza di Hien, oltre a quelle croniche di Scalvini e Kolasinac), Dovbyk a vedersela con Djimsiti e Shomurodov verso Koussonou, logici gli accoppiamenti sulla linea mediana con i duelli Zappacosta-Rensch, Ederson-Cristante, Pasalic-Koné e Bellanova-Angeliño, e dalle parti di Svilar con Celik a (provare a) contenere il difficilmente contenibile Lookman, Mancini su Retegui e Ndicka su De Ketelaere.
La Roma è partita forte, entrando in area con Soulé assistito da Dovbyk quando il quadrante dei minuti non aveva ancora finito il primo giro (peccato che nell’incrocio l’argentino non sia riuscito a portare avanti il pallone). Era l’atteggiamento dei giallorossi a confortare i tifosi costretti a seguire tutti la partita da casa (il settore ospiti tenuto aperto solo ad iniziative sociali), per via delle pressioni alte e del coraggio mostrato sin dalle prime battute. La partita si è stappata subito, con Kossounou pericoloso al 6’ (deviazione fuori) e Cristante al 9’ (gran destro respinto a fatica da Carnesecchi). Poi, improvviso, il gol che da solo ha cambiato l’inerzia di buona parte del primo tempo: su una punizione a metà campo, la Roma ha sprecato fiato ed energie per protestare, lasciando spazio a Pasalic che ha battuto a sorpresa trovando libero De Ketelaere alle spalle della seconda linea, così il belga ha potuto tagliare il campo orizzontalmente fino a servire Lookman, preso da Rensch in assistenza a Celik, ma con un occhio a Zappacosta in sovrapposizione, così l’olandese è andato verso l’esterno lasciando lo spazio interno al nigeriano, pane per i suoi denti: imprendibile il destro a giro e Atalanta in vantaggio.
La Roma è andata in difficoltà ed è finita fuori giri con le pressioni alte, e l’Atalanta ne ha approfittato: all’11’ Ederson ha saltato netto Celik e ha calciato forte di sinistro, alto. Al 17’ un lampo romanista non ha cambiato l’inerzia (palla rubata alta da Shomurodov e Dovbyk, destro di Koné deviato in corner), anzi l’Atalanta ha dato l’impressione di tracimare in velocità: al 19’ in transizione Lookman ha mandato Ederson in profondità e sul retropassaggio De Ketelaere a porta praticamente libera ha toccato il pallone troppo forte per un controllo e troppo debolmente per il tiro. Al 23’ un’altra, clamorosa, doppia occasione: ancora Lookman ha dato il la, Ndicka ha liberato, Celik gliel’ha ridata giusta a Lookman che ha servito ancora CDK che stavolta ha tirato prontamente trovando però sulla traiettoria Svilar, poi ancora Ndicka non è riuscito a liberare per la pressione di Retegui che poi ha calciato definitivamente fuori
Sull’orlo del ko, la Roma si è ripresa, tirando fuori quel carattere e quell’orgoglio che con Ranieri non sono mai mancati. Mancini il simbolo: penalizzato da un dolore al polpaccio, ha prima chiesto il cambio, poi ha resistito, infine è rimasto in campo, risultando alla fine il migliore dei suoi. Al 32’ il gol che ha riequilibrato la situazione: su uno dei cinque corner battuti nel primo tempo dalla Roma, la palla è uscita fuori per Soulé che ha calibrato un cross delizioso a scendere forte in area, e lì Cristante di testa ha deviato tra De Roon e Djimsiti trovando l’angolo alla destra di Carnesecchi, immobile. E la Roma dopo il gol ha trovato ancora maggior forza, finendo per dominare il resto del tempo: al 40’, su angolo di Angeliño, Koné ha deviato di testa sul secondo palo senza trovare lo specchio, al 46’ la più bella azione della partita con un asse verticale Soulé–Shomurodov ha messo in condizione Koné di entrare in area a rimorchio col pallone perfetto davanti, ma il francese ha clamorosamente sbagliato il controllo, confermando di non avere un particolare feeling con le conclusioni in porta. E subito dopo è stato Rensch a trovarsi col pallone buono in area, ma la sua conclusione è stata deviata ancora in corner.
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FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco











