E se fosse la partenza di Pellegrini a finanziare l’operazione Sancho? Da ieri, la suggestione ha assunto i contorni di una mezza certezza. L’ex capitano, ormai una bandiera ammainata, è finito ufficialmente fuori dai piani della Roma proprio a poche ore di distanza dall’ultimo rilancio per convincere Jadon a sposare il progetto di Gasperini. Giovedì, in tarda serata, è andato in scena un vertice tra i dirigenti giallorossi, il calciatore inglese e il suo agente Emeka Obasi, una call tutt’altro che interlocutoria alla quale avrebbe partecipato anche il vicepresidente Ryan Friedkin.
La Roma, infatti, ha messo alle strette il ragazzo, illustrandogli nuovamente la delicatezza e la complessità dell’operazione: c’è l’accordo con lo United (18 milioni per il cartellino), esiste la promessa di alzare l’offerta sull’ingaggio attorno ai 6 milioni netti – guarda caso lo stipendio attuale di Pellegrini – e il club di Manchester parteciperebbe anche alle commissioni richieste dal procuratore tramite una buonuscita e il pagamento di un paio di stipendi arretrati. Cosa manca, dunque?
La volontà del calciatore – non proprio una banalità – che a forza di prendere tempo comincia a spazientire gli interlocutori. Tre giorni: questo il tempo limite oltre il quale la pista Sancho verrà abbandonata. L’incertezza obbliga il ds Massara a tenere aperte strade, come quella che conduce allo svizzero Embolo del Monaco, o all’inglese George, diciannovenne del Chelsea, senza dimenticare Ezzalzouli del Betis. Fabio Silva viaggia sempre su un binario parallelo: Gasperini lo vorrebbe a prescindere da Sancho e da Dovbyk, che partirebbe a fronte di un’offerta da 37 milioni o per un prestito oneroso con diritto di riscatto. Rinforzare l’attacco con un jolly è la soluzione. Il Wolverhampton comincia ad ammorbidire le proprie richieste, ma c’è sempre una distanza di 5 milioni tra domanda (20) e offerta (15) e il Dortmund sta accelerando per strapparlo ai giallorossi. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – G. Marota











