(…) Una delle cose che mi vennero immediatamente spiegate fu di non unire mai Roma e Lazio in un articolo o un titolo. “Sono irrimediabilmente agli opposti, mai collegabili” disse Sergio Rizzo, il migliore tra i caporedattori con cui ho lavorato. “Sappi che le tifoserie non gradirebbero”.
Trentaquattro anni dopo ho deciso di fottermene delle raccomandazioni di Sergione, tanto so che mi perdonerà, perché troppe sono le analogie (pur se casuali) tra i due club per quanto riguarda il mercato 2025.
La Lazio ce l’ha bloccato in entrata, e ce ne siamo accorti subito, e la Roma, per solidarietà da derby, se l’è bloccato da sola: deve peraltro rispettare i maledetti paletti del settlement agreement; paletti che erano ugualmente alti anche un’estate fa quando furono comunque abbattuti da Ghisolfi. Il ds finito al Sunderland spese oltre 110 milioni per i soli Le Fée (23), Soulé (30), Koné (18) e Dovbyk (40). L’unico senza l’accento.
Per Ricky Massara, che ha sostituito il collega francese, gli ostacoli sembrano invece insormontabili e producono ritardi e delusioni intollerabili: tratta per settimane Fabio Silva e alla fine il portoghese va al Borussia Dortmund per un milione e mezzo in più; prova insistentemente a convincere Jadon Sancho e l’inglese gli risponde una volta su tre prima di negarsi definitivamente. Per non dire di baby Echeverri, sondato, sedotto e infine prestato dal City. Non alla Roma bensì al Leverkusen.
Quando non intervengono i paletti subentra la sfiga: Bailey accetta la corte dei Friedkin e al primo tiro in porta s’infortuna. Potrei proseguire, ma preferisco fermarmi: trovo che sia sufficiente. Il guaio per Massara è di avere un allenatore per niente morbido quando le cose non vanno come vorrebbe (lo trovo giusto: i tecnici aziendalisti sono destinati a soccombere). Ricordo che Gasperini riuscì a far fuori Sartori dall’Atalanta quando questi aveva preso secondo lui troppo potere, e ha resistito con D’Amico ma senza parlare di calcio per un anno con Percassi e insomma a questo punto non vorrei essere al posto di Ricky.
Conoscendo Gasp, immagino che al momento delle valutazioni iniziali non gli sia stato detto che non avrebbe potuto comprare. Perché di fronte a “prospettiva zero” non avrebbe accettato la sfida: lasciando Bergamo, dove ha fatto miracoli per nove anni, intendeva – e ancora intende – fare meglio in una piazza grande.
Massara ha l’alibi di aver ereditato una situazione infernale: ho però la sensazione che abbia sottovalutato un filo le condizioni in cui avrebbe dovuto lavorare.
Alla chiusura della sessione mancano cinque giorni e la Roma ha bisogno di almeno tre innesti, anche perché il gruppo è numericamente insufficiente per affrontare tre competizioni. Non a caso Hermoso, che inizialmente era destinato alla “differenziata”, è diventato quasi imprescindibile. E adesso sono curioso di vedere cosa succederà con Pellegrini. A Massara posso solo suggerire una cosa: un salto al Divino Amore. Prima del confronto a due.
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni











