Tre anni di contratto, tre anni di Roma. E’ tutto fatto, dopo la due giorni di meeting a Londra nella quale il manager andaluso Monchi ha detto sì a James Pallotta, che potrà tornare tranquillo ai suoi affari americani dopo aver sistemato la questione che più gli interessava. L’ingaggio del nuovo direttore sportivo, annunciato ieri in un’università romana dal predecessore Sabatini, non può essere ancora ufficializzato per motivi diplomatici, dal momento che Monchi è ancora un tesserato del Siviglia. Lo stesso Pallotta, da noi interpellato sull’argomento, ha preferito glissare. Ma non ci saranno sorprese: la Roma di Monchi, con Franco Baldini nel ruolo di impalpabile sarto, sta già prendendo forma.
PRIME MOSSE – Monchi dovrà per prima cosa risolvere il caso dell’allenatore: se Spalletti resta, a lui va benissimo. In caso contrario – i due si incontreranno presto lontano da occhi indiscreti – scatterà la caccia al sostituto. Nelle idee dell’ultimo arrivato il successore perfetto sarebbe Unai Emery, che anche Baldini aveva cercato di portare alla Roma nell’estate 2012. Ma il futuro di Emery è ancora incerto, perché appeso alle decisioni del board del Psg scottato dall’umiliazione di Barcellona.
ENTRATE – Nel frattempo però Monchi potrà dedicarsi assieme al suo staff all’analisi approfondita della rosa, nella composizione di un puzzle difficile dove tanti pezzettini sono difficili da scovare e incastrare. La Roma deve ripartire da un concetto ormai noto: vendere per comprare. E quest’anno è anche più dura perché, mancando i soldi della Champions, la semestrale ha chiuso in perdita per 53,3 milioni. A Trigoria avevano provato ad alleggerire il bilancio attraverso una o due cessioni a gennaio (Paredes e Gerson) ma l’impresa non è riuscita. Perciò bisognerà incamerare denaro liquido entro il 30 giugno, probabilmente attraverso la partenza di Manolas (35-40 milioni) e di un altro giocatore non ritenuto indispensabile: in corsa lo stesso Paredes, Emerson ed El Shaarawy oltre a Gerson, che potrebbe convincersi ad accettare il trasferimento rifiutato in inverno, al Lille.
CONFERME – Monchi non arriva per tagliare teste, evidentemente, tanto è vero che porterà soltanto un uomo di fiducia da Siviglia e lavorerà di concerto con Ricky Massara, al quale verrà affidata di nuovo la supervisione sul settore giovanile. Ci sarà qualche cambio nello staff medico, ma solo perché il tedesco Helge Riepenhof, in scadenza di contratto, ha deciso autonomamente di lasciare la Roma per tornare ad occuparsi di ciclismo: il sostituto non è stato individuato. Per il resto, semmai, Monchi proverà a trattenere più che a cacciare, rassicurando i calciatori principali, da Nainggolan a Strootman, da Dzeko a Rüdiger, senza intromettersi nei rinnovi di De Rossi e Totti che verranno discussi da Baldissoni.
INGRESSI – Nel contempo, incassando tanto e spendendo poco, proverà a migliorare lo standard di competitività di una squadra che è soltanto al numero 38 del ranking Uefa pur avendo il quindicesimo fatturato d’Europa. Un gap che Monchi considera inammissibile per la Roma. Arriveranno dunque diversi calciatori, giovani ma bravi, sul livello di Pellegrini e Kessié che già sono stati prenotati per tempo. Su un pallino personale, il difensore francese Clement Lenglet (‘95), Monchi si è già mosso. Potrebbe essere lui l’erede di Manolas con un plusvalore tecnico non secondario: è mancino e si integrerebbe meglio con Rüdiger e Fazio. Sondaggi anche per Ghezzal, attaccante esterno del Lione affrontato in Europa, e per Jesus Navas. Ma siamo solo all’inizio, ne vedremo delle belle.