La premessa è d’obbligo: i numeri legati al calcio sono uno strumento fondamentale di analisi, ma non definitivo. È noto e risaputo, sugli almanacchi restano impressi i nomi di chi vince i titoli a prescindere dalle medie punti e dai rilievi statistici. Detto questo, i numeri non possono essere trascurati o minimizzati. Su queste colonne, nel match program di Roma-Empoli, s’era scritto dei 300 punti della squadra giallorossa negli ultimi quattro campionati, poi diventati 303 dopo la vittoria sulla formazione toscana. Un dato enorme, che misura come la Roma si sia attestata in pianta stabile nell’elite del calcio italiano. Non solo, rapportandolo agli altri competitor europei, il numero superava quello di club prestigiosi come il Manchester City, il Chelsea, il Borussia Dortmund, il Siviglia, il Manchester United, il Monaco e tanti altri. Ma tutto questo non è stato sufficiente a smorzare i toni post delusione derby.
L’eliminazione in Coppa Italia ad opera della Lazio ha mandato il resto in secondo piano, facendo passare tutto per brutto, sbagliato e negativo, quando tutto sbagliato e negativo non è. Si danno per scontati traguardi, che scontati non sono mai stati in novant’anni di storia. E a questo proposito, ce n’è un altro di “step” importante che potrebbe essere raggiunto domenica in caso di successo sul Bologna. Ovvero, superare la quota dei 70 punti. Cosa significa per la Roma e per il calcio italiano andare oltre questa soglia? Punteggi alla mano, sarebbe l’undicesima volta nella storia della Roma e la quarta consecutiva dal 2013-2014. Nel computo rientra anche il torneo 1930-1931 con 18 società partecipanti e due punti per partita vinta. La squadra di Burgess collezionò 22 vittorie, 7 pareggi per un totale di 51 lunghezze. Con i tre punti sarebbero stati 73.
Questa fu una delle annate migliori di sempre – secondo posto finale alle spalle della solita Juventus – con la “gloria” di Campo Testaccio a fare da sfondo alle giocate di Volk, Ferraris IV, De Micheli, Masetti, Fasanelli e compagnia. Furono gloriosi pure gli Anni 80 che portarono al secondo tricolore (1982-1983), ma erano campionati sempre a due punti con 30 giornate e la quota dei 70 non venne mai raggiunta per ovvi e aritmetici motivi. Come detto, se la Roma si affermerà al Dall’Ara arriverebbe a 71 dopo 31 turni di Serie A. Sarebbe un inedito nel corso capitolino a questo punto della stagione. Nemmeno nel 2013-2014 quando con Garcia in panchina vennero messi in fila una serie di primati fino agli 85 punti finale, record giallorosso per i campionati a 20 squadre. Alla trentunesima si vinse a Sassuolo 2-0 e si arrivò ai 70 tondi tondi.
Ciò per quanto concerne la storia della Roma. Per la Serie A a 38 giornate, invce, arrivare a 71 punti a fine stagione ha significato podio in cinque casi su 13. Qui mancherebbero 7 partite con potenziali altri 21 punti a disposizione. Luciano Spalletti in cinque campionati interi con la Roma (includendo l’attuale ed escludendo le prime due giornate del 2009-2010 e il girone di ritorno del 2015-2016) ha superato la soglia dei 70 punti già in due occasioni e quest’anno – molto verosimilmente – sarà la terza su cinque tentativi. Non significa – almeno ad oggi – aver vinto titoli, ma vuol dire essere diventati una realtà del movimento calcistico italiano. Così è, se vi pare.