La mission: vincere. E detto dal “re delle plusvalenze”, ovvero Monchi, fa riflettere. Perché il nuovo ds – pur avendo sulla carta caratteristiche simili – parte da presupposti diversi da chi lo ha preceduto, che è andato via ringraziato ma senza successi: ha intascato grossi guadagni (per la Roma) e steccato qualche investimento di troppo. Questo lo fa notare molto elegantemente lo stesso Monchi, senza dare pubblicamente colpe specifiche a Sabatini, il suo predecessore, appunto. «Il problema non è vendere ma comprare male, non solo per la Roma ma per tutti. Non sono venuto da Siviglia per non vincere». Quindi Sabatini ha comprato male? La mission di Monchi, invece, è vincere cercando sì di guadagnare ma di evitare spese assurde, quindi di spendere male. E il passato è sistemato. Quel «vincere» rimbomba a Trigoria e, da anni, nella testa dei tifosi, che non vogliono che i grandi giocatori lascino la Roma con la stessa continuità del passato. «Non lo credo che ci siano calciatori incedibili: ci sono giocatori importanti e meno importanti. La Roma non deve vendere: analizzerà tutte le offerte che arriveranno in termini economici e sportivi e le valuterà. La Roma non ha un cartello al collo con scritto “qui si vende”, ne esiste uno con scritto “si vince”». Che ricorda un po’ Borriello quando disse «andiamo a vince’», ma questa è un’altra storia, di un semplice caso di autosfortuna.
LA STRUTTURA – Monchi è arrivato a Roma e subito si è trovato in mano la patata bollente Totti e in conferenza stampa ha preso posizione. Poi ne ha altre due non male da gestire: una si chiama Spalletti, l’altra De Rossi. Partiamo dalla prima. Sul tecnico ha adottato la strategia della tensione, sempre usando lo zuccherino. «Per venire alla Roma, i pro erano diversi: uno di questi era proprio Spalletti. Avevo voglia ed entusiasmo di lavorare con lui. È un allenatore molto importante. Cercherò di realizzare questa possibilità e conservo la speranza che possa continuare con noi. Ci proverò e capirò. Ho questa voglia e entusiasmo». In questo modo, dicendolo pubblicamente poi, Monchi obbliga il tecnico a uscire allo scoperto, comunicando la sua decisione. Ora tutti sanno che se Lucio deciderà di andare via, sarà solo ed esclusivamente una sua decisione. Monchi dixit.
L’ALTRO NODO – Un altro punto nodale è il rinnovo del contratto di De Rossi che, come noto, sta per scadere. Erano evidenti a tutti (tifosi commercialisti e non) anche i suoi guadagni, che non potranno essere più gli stessi. Lasciarsi sfuggire a zero euro De Rossi sarebbe da folli, per dirla alla Monchi «da imbranati», perché «la voglia e l’interesse delle parti è lo stesso: continuare insieme. Ho conosciuto Daniele ed è un ragazzo fantastico e cercheremo di raggiungere questo obiettivo comune». Non sarà una questione solo di spicci, ma pure di opportunità, tanto per non passare da fessi.
ARRIVA PERCASSI PER KESSIE – Prima della conferenza stampa di presentazione, Monchi ha ricevuto a Trigoria Giampiero Pocetta, procuratore di Defrel e Pellegrini, ora al Sassuolo. E’ chiaro, siamo ai primi incontri, fatti anche un po’ per conoscersi, ma è noto come i due calciatori siano nell’orbita Roma da un po’: Defrel stava per arrivare a gennaio, Pellegrini è addirittura cresciuto qui e il club giallorosso per riaverlo dovrà pagare un bel po’, dieci milioni. Il centrocampista tornerebbe volentieri nella capitale,ma è spaventato dall’idea di non giocare troppo, ora che sta entrando nel giro della Nazionale e si appresta a vivere la stagione pre mondiale. Ciò che appare sicuro è che la Roma vorrebbe riportarlo a Trigoria, lui tutto questo entusiasmo non lo mostra. Poi c’è la questione Kessie, che Monchi in conferenza ha trattato così: «È un ottimo calciatore che la Roma segue e sul quale ha ottime referenze. Lo conoscevo già e vedremo che succederà. Siamo solo all’inizio e poco altro posso aggiungere». La Roma ha un accordo con l’Atalanta, procuratore alza il tiro e tratta forte con il Milan. Il rischio di perderlo c’è. Ma oggi arriva a Roma, presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi.