Lo avvicinavano compunti, come se avesse avuto un lutto. Certo, era il compleanno di Nainggolan (29), la squadra era lì, a casa dal belga per far festa, ma vedere il capitano avvilito come se avesse perso un tesoro, ha intristito tutti («è il giorno che temevo arrivasse, ha detto). Comprensibile. Il 28 maggio Totti giocherà la sua ultima partita. Da ora fino a quel giorno, per tutti, sarà un susseguirsi di brividi, a cominciare da domenica, quando il capitano della Roma giocherà la sua ultima partita a San Siro, la scala del calcio.
OCCASIONE – Certo, i 40 anni sono una zavorra psicologica per tutti, ma Francesco rimane con tre certezze: 1) con Spalletti in panchina, il suo addio sarebbe stato sicuro perché ormai il suo impiego è ridotto al lumicino, e alla sua età meno si gioca, meno si fa bene; 2) a un nuovo allenatore, invece, si sarebbe presentato per chiedere se poteva avere bisogno di lui, sia pure a scartamento ridotto, e la nuova sfida lo avrebbe intrigato; 3) qualora il no al rinnovo da parte della società fosse stato irremovibile, gli sarebbe piaciuto annunciare lui al mondo l’addio al calcio. Morale: niente di personale contro Monchi, chiamato a fare l’esecutore testamentario di decisioni altrui, ma scarsa sensibilità, mentre la dirigenza, per parte sua, fa notare come Totti abbia sciupato un’ottima occasione per «salutare» nella settimana prima del derby, quando la Nike aveva organizzato un evento per presentare le nuove scarpette a tiratura limitata create per l’occasione.
SPALLETTI – Come si vede, l’incomunicabilità sembra essere ancora all’ordine del giorno nei rapporti con Totti, tanto che tra i suoi cari c’è anche qualcuno che pensa come la «esecuzione» del capitano sia stata fatta per invogliare Spalletti a rinnovare il contratto. Vero? Difficile, perché lo stesso Monchi – parlando a «Ondacero» – ha detto: «Il mio desiderio è che resti, poi se deciderà di andarsene ci muoveremo». Come dire, il progetto continua («ho un budget quasi doppio rispetto al Siviglia», esulta), tant’è che non ha nascosto di aver sentito («per amicizia») sia Emery che Marcelino, mentre dalla Spagna sussurrano che gli piaccia tanto Valverde, in corsa però per la panchina del Barcellona.
PALLOTTA E GANDINI – Dagli Usa, per Totti, arriva almeno una carezza da parte del presidente Pallotta. «Francesco avrà il ruolo di direttore (tecnico, ndr), come io e lui avevamo già discusso in passato. Sarà sempre parte della Roma. Ovviamente Monchi avrà tanto da imparare sul club e la città da uno come lui». Tutto vero, o quasi, perché in realtà i tanti «tottisti» che sono vicino al capitano dicono che discorsi specifici sul ruolo da ricoprire –al netto di quanto dice il contratto di 6 anni a 600 mila euro a stagione – non ne sono mai stati fatti. Come si capisce, questione di punti di vista. Di sicuro l’entità di un contratto del genere allontana Totti da qualsiasi incarico «pubblico» (Figc o Coni), senza contare che Francesco a quel denaro non intende affatto rinunciare perché in realtà già «suo». Motivo? In occasione dell’ultimo rinnovo gestito dai Sensi, Totti aveva rinunciato a una parte d’ingaggio «spalmandolo» sulla sua futura carriera dirigenziale. Comunque ieri a Mediaset l’a.d. Gandini ha ribadito: «Monchi non ha fatto altro che ribadire quanto detto dal club in altre occasioni. È sulla carta che da calciatore finisca a giugno per poi assumere altri ruoli. Sarà parte della Roma».
DEFREL E PELLEGRINI – In tutto questo polverone, Monchi lavora già sul mercato. Su Kessie potete leggere a parte, ma non si perdono di vista né Defrel né Pellegrini, che la Roma potrebbe riportare a casa pagando 11 milioni. Occhio però, il giocatore deve essere d’accordo, e bisognerà vedere se qualcuno s’inserirà. Vuoi vedere che toccherà a Totti alzare il telefono e provare a convincere il suo ex compagno (e tifoso) a tornare?