Io ci sarò con tutto il mio entusiasmo, cantava Piero Pelù un po’ di anni fa. Oggi è il mantra di Eusebio Di Francesco, tornato a Roma, appunto, con un grande entusiasmo e con le sue idee giovani. Perché Roma è Roma e non vi si rinuncia e perché non è Sassuolo, questo è evidente. Ci vuole molto entusiasmo per pensare a una ricostruzione non del tutto attesa: perché nemmeno lui, forse, si aspettava certe cessione tutte insieme. E ci vorrà tanto entusiasmo a convincere tutti che, ad esempio, Manolas e Ruediger non possono giocare insieme, e quindi, come è stato riferito, uno doveva andare via per questioni, appunto, tecniche. Ce ne vorrà molto poi, per cominciare la stagione, da dopodomani a Trigoria e per i sette giorni di Pinzolo, senza molti calciatori titolari, rapiti dalle meritate vacanze e/o nei recuperi da infortuni, vedi Florenzi, Emerson e ultimo il neo arrivato e operato Karsdorp per una «non importante» lesione al menisco: ci fanno sapere che ci vorranno 4 settimane circa per rivederlo pimpante e saltellante. Sperando che il circa non si allunghi troppo. Intanto la speranza, per DiFra, è di avere l’olandese per la tournèe americana, che partirà il 16 luglio. L’altra speranza, adesso, è che il nuovo allenatore non diventi l’artefice principale (e in negativo) di tutte le decisioni più discusse, dalle recenti cessioni agli acquisti vecchi e nuovi.
GONALONS PER QUATTRO – Non diventi, Eusebio, quello che non vede di buon occhio Manolas – Ruediger. Perché certe decisioni hanno un risvolto tecnico, è vero, e ne hanno uno economico. Come è stato per Salah e per Paredes, il primo da rimpiazzare ancora, il secondo sostituito da un giocatore esperto come Gonalons (quadriennale, ieri le visite e la firma delcontratto). Di Francesco ha accettato la Roma, ma non la Roma di Spalletti, quella arrivata seconda. Un’altra, la sua e di Monchi. Che al momento è più debole in difesa e ancora incompleta in attacco, mentre sul centrocampo non può lamentarsi: a parte il francese è arrivato anche Pellegrini. E se non partirà nessuno, là in mezzo c’è da stare allegri. Semmai dovesse andare via Nainggolan, mica ci diranno che Eusebio non lo vedeva di buon occhio? Siamo seri. Adesso la Roma deve e può comprare: Di Francesco farà la sua parte. Con tutto il suo entusiasmo, appunto. DiFra ha concesso un’intervista abruzzese, al “Centro”. Lì ha esternato le sue ambizioni e la sua ricetta per crescere. Crescere attraverso il lavoro, è vero, ma anche gli acquisti.De luxe.
CENTRO DI GRAVITÀ – «Io posso portare il mio modo di vedere il calcio, evidenziando pregi e difetti di una piazza che si abbatte e si esalta troppo facilmente. Dobbiamo creare un gruppo che possa compattare squadra e ambiente portando positività. Ovviamente dipende tanto dai risultati, siamo legati a questo, ma la forza sta anche nel non abbattersi. Ho avuto la fortuna di vincere uno scudetto a Roma, anche se non sono stato proprio protagonista per via di un brutto infortunio, ho vissuto quel grande gruppo. Dobbiamo ricreare quella grande coalizione, non sono nella squadra, ma con la società e l’ambiente». Tanta gente è preoccupata, ha paura del ridimensionamento. E a Di Francesco spetta il compito di non esserne il garante. Lui, intanto, si sta impegnando a riportare Totti in società. «Lo avremo quasi sicuramente come dirigente, al di là del ruolo che sceglierà. Sarebbe un valore aggiunto per la sua conoscenza dell’ambiente e per il suo spessore all’interno della squadra. E’ ovvio che poi l’allenatore lo faccio io, ma avere vicino delle persone che conoscono l’ambiente e i giocatori mi aiuterebbe a trovare la chiave di lettura per molte situazioni. Da quando non abbiamo giocato più insieme ci siamo sentiti con grande continuità».