Se gli chiedete di pescare tra le sue emozioni più esaltanti, il pensiero di Matija Nastasic corre subito al duello vinto contro Gareth Bale in Champions al Santiago Bernabeu: «Non so quanti siano riusciti ad uscire vittoriosi dalla casa del Real Madrid. Quella sera lo Schalke fece una grande impresa e io non concessi sconti al gallese». Accadde negli ottavi di due anni fa. Lo Schalke vinse 4-3 a Madrid ma venne eliminato per effetto della sconfitta per 2-0 patita nell’andata a Gelsenkirchen. «Ancora un gol e saremmo passati noi, ma una doppietta di Huntelaar non bastò a ribaltare il risultato della prima partita». Così, per il rotto della cuffia, nel derby italiano degli allenatori, Ancelotti ebbe la meglio su Di Matteo. Per il 22enne difensore serbo ai primi passi sulla maggiore ribalta europea fu comunque un piccolo trionfo personale, perché si meritò un 7 pieno in pagella contro il 5 del suo avversario diretto Bale. Andò così bene che lo Schalke decise di reclutarlo a titolo definitivo dal Manchester City, riscattando con 9,5 milioni il prestito del club allenato all’epoca dal cileno Pellegrini. Quella, per quanto gloriosa, è stata però l’ultima serata di Champions per il numero 31 dello Schalke. Nella stagione successiva i blu furono fermati nei sedicesimi di Europa League dallo Schachtar, mentre nell’ultima edizione della stessa competizione il loro capolinea è stato l’Ajax nei quarti. Quest’anno, poi, lo Schalke è rimasto escluso dalle coppe europee a causa della sua picchiata al decimo posto in Bundesliga. «L’Europa mi manca parecchio e non vedo l’ora di tornarci», ha sospirato presentandosi puntuale come sempre al raduno a Gelsenkirchen. Il nuovo allenatore italiano Domenico Tedesco lo ha accolto a braccia aperte, sperando che almeno Matija rimanga a Gelsenkirchen, dopo le cessioni di Kolasinac, Huntelaar, Aogo, Choupo-Moting. Tanto più che sussiste il pericolo di perdere anche i richiestissimi nazionali Goretzka e Meyer.
L’ITALIANO. I tecnici italiani sono molto presenti nello sviluppo di “Matteo”, come era stato ribattezzato Mattija nella sua prima esperienza italiana alla Fiorentina. Qui ebbe il primo sbarco all’estero: il gioiello del Partizan aveva 18 anni. Il suo connazionale Mihajlovic e poi Delio Rossi lo hanno valorizzato. Appena il tempo di farsi notare e, dopo appena 29 partite (e 2 gol), il serbo rampante era già sull’aereo per Manchester, arruolato nel City di Roberto Mancini. La Premier League è stata la sua ultima tappa all’estero prima del definitivo trasferimento in Germania, dove ha firmato fino al 2019 con clausola rescissoria di 15 milioni, che sarebbe da poco scaduta. Il sodalizio col City era stato appannato dal trasloco di Mancini al Galatasaray e lo Schalke seppe approfittarne per accontentare il nuovo tecnico Roberto di Matteo, che aveva conosciuto dal vivo in Premier League il ragazzone mancino di Valjevo allevato nel vivaio del Partizan. Con quasi 1,90 di statura, impreziosita da buona tecnica e velocità notevole, Nastasic è stato paragonato a Nemanja Vidic, il mitico capitano della Serbia, colonna del Manchester United, quindi interista a fine carriera. Nell’agosto 2015, la rottura del tendine d’Achille in partita contro il Werder Brema ha rovinato la seconda stagione di Matteo in Bundesliga. Ci sono voluti nove mesi di stop prima di rivederlo in campo a spegnere le velleità dei bomber avversari.