Quando si dice città universitaria. Ann Arbor, sede del campus del Michigan, lo è nella forma e nella sostanza. E’ qui, 60 chilometri a ovest di Detroit, che la Roma ha fissato la prima sede del suo tour statunitense. Si chiama Ann perché era questo il nome di battesimo di entrambe le mogli dei fondatori del piccolo centro, mentre Arbor si deve al vasto bosco di querce della zona. Il 32 per cento degli abitanti studia all’università, che dà lavoro a circa 38.000 persone su un totale di 117.000 residenti. Ma Ann Arbor è un posto speciale anche per lo sport: nello stadio d’atletica dell’università del Michigan il 25 giugno 1935 l’ineguagliabile Jesse Owens stabilì quattro record mondiali in soli 45 minuti.
PROSPETTIVE – Ma alla Roma, che si lancia nella quinta tournée americana degli ultimi sei anni, interessa soprattutto «evitare figuracce» come ha sottolineato Eusebio Di Francesco nell’ultimo giorno di ritiro a Pinzolo. Aspettando i rinforzi del mercato, che dovranno irrobustire e completare l’organico, la squadra ha recuperato almeno i suoi undici nazionali e potrà presentare contro Psg, Tottenham e Juventus, le avversarie di questa International Champions Cup, una formazione più credibile di quella che ha giocato le due amichevoli in Val Rendena. Peccato che per il momento manchi il turco Cengiz Ünder, bloccato dal visto come già Salah un anno fa: la speranza del club è che possa raggiungere gli Stati Uniti in fretta per integrarsi con il gruppo, disegnando una parabola molto più gratificante rispetto al connazionale Uçan.
RICCHEZZA – La curiosità americana sarà per il centrocampo, che è il reparto più ricco. Il ritorno dalle vacanze del trio-sicurezza composto da De Rossi, Nainggolan e Strootman, unito al rientro del prodotto casalingo Pellegrini e all’esperto Gonalons, offre molte soluzioni da alternare. Considerando che Di Francesco sembra vedere Florenzi nel cuore del gioco (nelle convocazioni lo ha messo tra i centrocampisti), la Roma in questa zona è decisamente a posto aspettando magari uno stimolo positivo dal misterioso Gerson, poco brillante anche a Pinzolo.
TEST – Tutta da scoprire poi l’intesa tra i difensori, con il reprobo Manolas affiancato da Hector Moreno al centro (e Fazio come valido cambio). Accompagnato dalla bella moglie all’arrivo a Roma, Moreno comincia l’avventura romanista dopo un’estate vissuta tra i terminal di tutto il mondo: in due settimane è passato dalla Russia, dove aveva giocato la Confederations Cup, al Messico, per poi scoprire Trigoria e ora la tournée Usa. «Mi piace impostare l’azione da dietro» ha detto appena sbarcato in città. E’ per questo che Monchi l’ha preso. E anche la scelta del numero di maglia, il 15 che è stato del collega Vermaelen, sembra la sfida di uno che non ha paura di niente.