La sintesi più efficace, e onesta, è nelle parole di Eusebio Di Francesco: «Non ho visto ancora niente delle mie idee». E’ vero, la Roma che si è esibita a Detroit sembrava un’altra squadra rispetto a quella provata negli allenamenti all’università del Michigan. Ma sarebbe stato bizzarro pretendere un approccio diverso alla partita, tanto più di fronte al Paris Saint-Germain che, nonostante le assenze pesanti di Cavani, Di Maria, Verratti, Draxler, non ha cambiato allenatore e neppure stravolto l’organico. Al primo test di prestigio, in una tournée che vale proprio per l’immagine internazionale, era importante evitare figuracce e la Roma ha fatto anche di più: non è stata battuta nei novanta minuti, sfidando senza complessi uno dei club più importanti d’Europa con una formazione raffazzonata.
SPIRITO – Di Francesco ha apprezzato proprio lo spirito, la personalità: «Ho visto voglia di osare nei ragazzi. E una squadra corta. Non bisogna avere fretta e io sono contento così, soprattutto dei giovani che si sono disimpegnati bene. Non dobbiamo dimenticare che ci è stato negato un rigore nettissimo. E che mancano tanti elementi nella rosa». Il rigore a cui si riferisce è il fallo di Kimpembe su Sadiq sul risultato di 1-1. Nel finale poi la Roma si è abbassata troppo, ha perso compattezza e ha concesso addirittura tre palle-gol a Matuidi, che chissà come mai le ha fallite tutte.
SVOLGIMENTO – In precedenza, nello stadio cittadino del baseball con vista sui grattacieli della downtown, il Psg era andato in vantaggio con l’ex Marquinhos dopo un caotico autoscontro in area: dribbling secco su Moreno e gol, in un primo tempo senza grandi sussulti a ritmi molto bassi. La Roma era scesa in campo con sei giocatori che avevano solo pochi allenamenti nelle gambe: Manolas, Moreno, Pellegrini, Strootman, Iturbe e Dzeko. E ha faticato a produrre gioco. Meglio è andata nella ripresa quando sono entrati i calciatori che venivano dal ritiro di Pinzolo oltre a Nainggolan nel vecchio- nuovo ruolo di mezzala. Già prima del pareggio di Sadiq, lanciato in porta da un geniale assist spalle alla porta di Gerson, si era capito che la partita stava prendendo un’altra piega. E va sottolineato l’impatto sull’amichevole dei due ragazzini del ‘97. Peccato che poi Gerson, con l’unico errore della serie finale, abbia sbagliato il rigore che ha consegnato i due punti al Psg nella classifica del torneo. Ma è un peccato veniale, a metà luglio. «Gerson mi è piaciuto – spiega Di Francesco – è stato aggressivo, reattivo, intraprendente, sta cercando la verticalità molto più di prima».
I SINGOLI – I nuovi, piuttosto, non hanno convinto. A parte Pellegrini che nuovo non è Di Francesco però si comporta da professore comprensivo: «Gonalons non può essere ancora brillante né conoscere i compagni ma ha dimostrato grande disponibilità. Sarà un grande antagonista di De Rossi per il ruolo di regista. Moreno invece non va colpevolizzato per il gol di Marquinhos, che è stato casuale perché generato da tre o quattro rimpalli. E poi ha giocato terzino mentre noi lo abbiamo preso per usarlo da centrale». Quando arriverà lo specialista della fascia il problema non si porrà più.