Festa della famiglia…
“È un piacere organizzare questo incontro con il San Lorenzo, squadra del cuore del Santo Padre. Sarà una partita che giocheremo nel luogo del Giubileo. Nel frattempo è successa questa tragedia del terremoto, si è anche pensato se fosse opportuno svolgere questa giornata e abbiamo capito che dovevamo sfruttare questa partita per dare un aiuto economico: doneremo tutto quello che raccoglieremo in questa giornata. Riteniamo importante dare un messaggio di vicinanza alle popolazioni. Invitiamo tutti a venire allo stadio sabato alle ore 18 per far sentire una presenza di persona, oltre che simbolica, in una celebrazione per la famiglia. Non solo la propria ma una allargata che possa abbracciare le vittime della tragedia. Porteremo tanti bambini al Foro Italico con iniziative ludico sportive con interazioni tra genitori e figli. Il culmine sarà questa partita con un intermezzo musicale con un concerto di Alessandra Amoroso”.
La Roma vorrebbe una partecipazione di pubblico… “Una forma di partecipazione, riteniamo essenziale dare un contributo di partecipazione. Vogliamo esserci, non sarà una iniziativa isolata. Inviteremo le popolazioni a Roma anche successivamente. C’è l’impegno del Santo Padre che in un modo o nell’altro parteciperà a questa iniziativa: le due squadre avranno un incontro”.
Il nuovo stadio? “L’attesa è fattiva, si lavora tutti i giorni da tre anni abbondanti. Spese, energie e denaro: il progetto è all’avanguardia e merita attenzione perché non sarà soltanto utile al calcio ma potrà anche contribuire allo sviluppo della città. Siamo fiduciosi sull’apprezzamento del progetto. Voglio esprimere fiducia per il progetto e il lavoro svolto fino ad oggi nel rispetto di tutti”.
In tanti si lamentano del fatto che lo stadio non sarà legato alla Roma… “Lo stadio è un’occasione per aumentare i ricavi. Citando alcune stime: l’Emirates 111% ha incrementato i ricavi dell’Arsenal, lo Stadium 175% per la Juventus. Questi ricavi verranno usati per ricoprire i costi e per la squadra. È necessario costruire una società nuova altrimenti non si potrebbe realizzare il progetto. Una società già operativa non renderebbe possibile finanziare un progetto così ampio. Guardando facilmente agli esempi che vi ho citato porterebbe a un aumento sostanziale e decisivo dei ricavi”.
Quanto sappiamo della Roma? “Immagino molto poco, va così per tutti necessariamente. All’interno della società alcune cose sono segrete. Quello che arriva all’esterno è una parte minuscola da chi riesce a ottenere qualche notizia. Non può essere vicino alla realtà. Non riusciamo forse a raccontare nella maniera corretta e amiamo quello che facciamo. Abbiamo una piattaforma che trasferisce all’esterno quello che facciamo, però evidentemente non siamo ancora bravi abbastanza per portare all’esterno quello che facciamo. Giriamo sempre sia in città che all’estero e incontriamo tantissimi tifosi ricevendo apprezzamenti. Mi rendo conto che magari qualcuno può percepire o ricevere informazioni meno complete e focalizzarsi su quello che può essere un’aspettativa di risultati ancora non soddisfacente. Stiamo cercando e ci stiamo riuscendo a migliorare dal punto di vista sportivo. Abbiamo fallito i play-off e questo ci riporta un passetto indietro ma continuiamo a rafforzare il percorso tecnico della squadra. Pur mantenendo l’obiettivo di vincere, sappiamo che ci dobbiamo lavorare tanto. Vince uno soltanto e ci dobbiamo confrontare con ricavi diversi. È un lavoro che procede, è un lavoro che ha già mostrato risultati ma che certamente non è finito”.
Perché i tifosi vi sentono distanti? “Perché parliamo poco mentre altri ci raccontano non in maniera corretta. Siamo arrivati e abbiamo cercato di allacciare i legami con la storia della Roma. Non aveva un archivio, documentazione della sua storia. Abbiamo avviato un percorso e abbiamo recuperato 900 oggetti storici per il futuro museo, 75.000 foto della storia. Cerchiamo di rafforzare i legami con la città, vogliamo restituire al proprio territorio tutti i benefici che i tifosi portano alla società. L’impegno è tanto, a volte riesce meglio a volte peggio, gli sforzi non mancano”.
Usate un linguaggio poco comprensibile per i tifosi? “Parliamo poco, in circostanze ufficiali. Il presidente non è che fa tante interviste o conferenze. Questo perché vogliamo parlare con i fatti. Può essere un limite non aver trovato il giusto canale di informazione, cercare un canale che si confronta con tanti altri canali che hanno un punto di vista meno privilegiato. Non ho una risposta, il messaggio che arriva è più un tema che riguarda voi, siete più voi a doverlo dire a me”.
Sul mercato avete fatto quello che pensavate? “Si può sempre far meglio, non si riesce mai a far tutto quello che si pensa e avviene sempre. La realtà è che avevamo come obiettivo quello di rafforzare la difesa e lo abbiamo fatto. Nella parte finale era in uscita chi non rientrava nei piani e avremmo colto un’opportunità dal punto di vista tecnico se si fosse realizzata. Wilshere poteva fare al caso nostro ma ha deciso di rimanere in Inghilterra”.
Intervengono alcuni tifosi che effettuano alcune domande a Baldissoni – Le barriere allo stadio? “Purtroppo siamo ancora nella fase di stallo, perché dopo le polemiche la Questura si aspetta i tifosi allo stadio prima di togliere le barriere e i tifosi non vogliono entrare se ci sono le barriere. Sono tematiche delicate, discussioni che avvengono nelle sedi opportune. Questo non vuol dire che qualcuno possa raccontare che la società non si stia battendo per la squadra”.
Sembra che la comunicazione tra la Roma e i tifosi sia gestita in maniera diversa. Noi dobbiamo puntare solo allo stadio? “La Roma gioca ancora all’Olimpico ma i giocatori arrivati non sono di secondo piano visto che sono oggetto di richiesta delle società più ricche in Europa. È evidente però che un nuovo stadio consenta un’accelerazione dei ricavi che potrà aiutare lo sviluppo tecnico della società”.
Festa della famiglia? “Ci teniamo tantissimo soprattutto per coloro che hanno assistito a questo dramma del terremoto”.