Novantotto presenze in Champions League, quasi trent’anni di media, un’esperienza internazionale necessaria per una squadra che torna nella massima competizione europea guidata da un allenatore alla prima avventura in un top club. Se da Monchi ci si aspettavano colpi giovani e di prospettiva (Pellegrini, Karsdorp e Ünder corrispondono al profilo), il direttore sportivo romanista ha scelto di portare a Trigoria anche tre giocatori dall’identikit differente, che porteranno in squadra esperienza e, soprattutto, capacità di sopportare bene la pressione.
OBIETTIVO 100 – I tre potrebbero raggiungere presto le 100 presenze complessive in Champions League: Gonalons (60 partite totali in Europa) è a 38, lo stesso numero di Kolarov (51 totali), mentre Moreno è a 22 (su 28): sono stati scelti da Monchi per le loro caratteristiche tecniche, ma il fattore età e attitudine a giocare partite importanti ha avuto il suo peso. Inevitabile, se si pensa a quante sfide da dentro o fuori la Roma ha fallito nella scorsa stagione. Da agosto (preliminare di Champions) ad aprile (derby di Coppa Italia), la squadra di Luciano Spalletti di fronte ad avversari sulla carta inferiori – Porto, Lione e Lazio – si è sciolta come neve al sole, e a questo la società ha cercato di porre rimedio con l’inserimento di gente che, come diceva Monchi qualche tempo fa, «sa come si fa».
LEADER – Di certo lo sa Hector Moreno, che un giorno sì e l’altro pure racconta come la Roma sia «il punto più alto della carriera». La Serie A (novità per lui e Gonalons, Kolarov la conosce bene), magari non sarà più quella del passato, ma il fascino è sempre forte: «Ho sempre desiderato un’opportunità simile, è una sfida importante per me», ha aggiunto. Per lui e per gli altri, pronti a mettere la propria esperienza al servizio dei più giovani e già perfettamente integrati nel gruppo, come dimostrano le foto di questi giorni. Tutti conoscevano già qualche compagno, tutti sono già diventati dei punti di riferimento per Di Francesco, tutti e tre faranno parte di quei 13 o 14 giocatori che il tecnico impiegherà con regolarità. Per le loro qualità tecniche, ma anche per quelle umane, fedeli magari al pensiero di uno come Maicon: «Alcune partite si vincono solo con la faccia quando entri in campo».