Lavori in corso. Rispetto alla bellissima partita di un campionato fa è cambiato tutto. Per prima cosa il risultato, perché la Roma strappa tre punti magari non meritatissimi ma fondamentali, mentre il 20 novembre 2016 i nerazzurri rimontarono nella ripresa con Caldara (ieri in panchina) e Kessiè (adesso al Milan) il rigore di Perotti. E poi la qualità del gioco. La Roma è alla ricerca del suo, con una squadra che sembra più preoccupata dell’ortodossia del 4-3-3 (linee strette, esterni d’attacco a formare sempre il 4-5-1 in fase di non possesso, distanze obbligate tra giocatore e giocatore) piuttosto che della fluidità della manovra. Per l’Atalanta il discorso è ancora più semplice: sono partiti Kessiè, Conti e Gagliardini, più l’ammutinato Spinazzola che vuole il via libera per la Juventus. Se si aggiunge la pessima giornata di Petagna non era semplice fare di più.
Gasperini può consolarsi con la statistica: anche l’anno scorso aveva perso alla prima giornata in casa (3-4 con la Lazio) e poi ha fatto un campionato straordinario. Quest’anno sarà più complicato. Di Francesco, con i tre punti dell’era calcistica del Dopo Totti, ha vinto il primo teorico confronto con Spalletti, che qui aveva pareggiato 3-3 e perso 2-1. Ma è sabato sera che lo attende lo scontro vero, quello faccia a faccia all’Olimpico con l’Inter, e servirà una Roma altrettanto disposta al sacrificio ma migliore nella qualità. Ieri ha vinto con l’unico tiro nello specchio della porta (punizione astuta di Kolarov, battuta sotto la barriera che ha saltato per evitare il tiro alto e tuffo in grave ritardo di Berisha), sprecando nella ripresa un paio di contropiedi pericolosi e soffrendo nel finale quando l’Atalanta si è riversata nella sua area e colpito un palo con Ilicic, entrato troppo tardi dalla panchina. L’infortunio a Bruno Peres, ultimo terzino destro rimasto dopo l’infortunio di Karsdorp e in attesa di Florenzi, ha costretto Di Francesco a chiudere con una difesa a cinque, con Pellegrini esterno basso in logica angoscia contro Papu Gomez e Fazio «libero» ma ancora lontano dagli standard della scorsa stagione.
Il piano di Gasperini è stato semplice ma efficace: raddoppiare sempre De Rossi e costringere Manolas a impostare. Gli errori di misura del greco sono stati troppi, soprattutto nel primo tempo, ma i nerazzurri non avevano la qualità per approfittarne. La Roma si è appoggiata agli uomini di maggior personalità: Dzeko e Nainggolan hanno costruito l’azione che ha portato alla punizione decisiva (fallo di Masiello), Kolarov l’ha trasformata alla faccia di chi gli rinfaccia il passato laziale (ma vogliamo vedere chi avrà il coraggio di farlo di persona). Monchi ha pochi giorni per completare la rosa: servono un esterno offensivo e un difensore duttile, che possa giocare centrale e terzino destro. Sono gli identikit di Salah e Ruediger, venduti e non sostituiti. La fortuna è poterli cercare con tre punti pesanti in cassaforte.