Otto acquisti senza contare i giovani destinati alla Primavera, il colpo e la cessione più care della storia del club, tre cessioni «pesanti» e altre otto per allegerire i conti. Il tutto aspettando gli ultimi tre giorni di trattative. La Roma passa da Sabatini a Monchi, ma la strategia non cambia: la società giallorossa continua a muovere decine di giocatori e centinaia di milioni sul mercato. Comprendendo bonus e riscatti obbligatori, sia in entrata che in uscita, il diesse spagnolo ha già firmato affari per complessivi 275 milioni di euro. Il saldo è positivo di circa 25 milioni: le cessioni frutteranno fino a un massimo di 150,45 milioni (più eventuali 11 se il Lille riscatterà Ponce) mentre gli acquisti (compreso il milione speso per il baby Celar) possono arrivare a costare complessivamente 125,65 milioni.
In realtà non ha granché senso fare addizioni e sottrazioni all’interno di una sessione di mercato, visto che la gran parte delle vendite sono servite a sistemare il bilancio al 30 giugno, mentre dal 1° luglio si è aperto un nuovo capitolo contabile in cui coinfluiranno quote d’ammortamento, spese per i prestiti, etc. E va ricordato che la Roma ha riscattato nel frattempo a titolo definitivo Bruno Peres, Emerson, Fazio, Juan Jesus, Perotti e Mario Rui, poi girato al Napoli, per un totale di 40.2 milioni. Oggi l’ufficialità delle cifre investite per Schick, che diventerà l’acquisto più caro della storia giallorossa sorpassando Batistuta: all’epoca il Re Leone costò 70 miliardi di lire, 36.2 milioni al cambio. Con i 25 milioni pagati nel 2014, Iturbe fino a ieri rappresentava la spesa maggiore dell’era Pallotta. Il primato adesso spetta a Schick. Sperando in un percorso ben diverso.