BOLOGNA – NAPOLI 3-0 Decidono i gol di Callejon, Mertens e Zielinski – Vincere senza mostrare il suo solito calcio per il Napoli è un inedito ma quello che arriva da Bologna è anche un segnale al campionato perché superare i felsinei al Dall’Ara rischiando due o tre volte la capitolazione e passando in vantaggio alla prima vera occasione è sintomo di maturità da parte degli azzurri. La squadra di Sarri ha così eguagliato il suo primato di vittorie consecutive in A (8 di fila tra la scorsa stagione e quella attuale) e raggiunto in vetta Juventus e Inter. Il Bologna, invece, deve masticare amaro per il risultato ma gonfiare il petto per la prestazione. Risultato penalizzante per Donadoni, ma in favore di Sarri ha giocato la qualità del tridente oltre all’apporto fondamentale di Zielinski, subentrato ad Hamsik.
Napoli con qualche novità alla lettura delle formazioni: dentro Chiriches al posto di Albiol (fin quando al 43′ il rumeno è dovuto uscire per un problema alla spalla sinistra), confermato Jorginho in regia (preferito all’ex Diawara) e solito tridente taglia small. Bologna d’assalto in avvio sia per lo schieramento che per l’interpretazione. Donadoni ha scelto di giocarla con le stesse armi di Sarri, provando a rubare l’idea al collega: pressing alto finché dura e finché è possibile, con Palacio poco dietro Destro e non solo guardiano di Jorginho. Anche così è nato il cambio di gioco che ha portato Verdi all’uno contro uno con Hysaj: pericolosissimo il mancino in diagonale dell’ex empolese e palla fuori di un soffio (minuto 6). Il pupillo di Sarri ha fatto vedere i sorci…Verdi agli azzurri e ha sfiorato il gol su punizione al 10′: miracoloso Reina nel deviare sulla traversa. Di contro Helander ha visto i sorci verdi (con la minuscola) con Mertens e ha rischiato il doppio giallo dopo meno di un quarto d’ora (Giacomelli ha valutato bene però un contatto sospetto sulla trequarti). Brava la squadra arbitrale ad annullare il gol di Masina al 18′, con il tocco del terzino in fuorigioco sul destro al volo di Verdi. Il Napoli, un po’ sonnacchioso, ha spinto come al solito soprattutto dal lato sinistro con Insigne e Hamsik (piatto debole tra le braccia di Mirante al 33′) oltre che con Mertens, sempre fastidioso per Helander (proteste azzurre al 34′ per un contatto in area). Zero a zero all’intervallo e tutto rinviato alla ripresa.Nel secondo tempo lecito attendersi un Napoli diverso ed in effetti gli azzurri hanno iniziato con altro piglio. Il Bologna sapendo di dover soffrire si è rintanato cercando di ridurre gli spazi per le triangolazioni degli attaccanti ospiti. Il classico contropiede sull’asse Verdi-Destro ha mandato quest’ultimo al tiro con Reina ancora bravissimo al quarto d’ora e Koulibaly poi decisivo nel salvare sul successivo rimpallo. Sarri ha chiesto a Zielinski il necessario cambio di passo e ha sostituito nuovamente Hamsik. In realtà, però, sono stati – come sempre o quasi – Insigne e Callejon a confezionare il gol del vantaggio del Napoli, a quel punto di certo non meritato. Solito assist sontuoso di “Lorenzinho” e solito taglio dello spagnolo alle spalle di Masina, colpo di testa vincente tra le gambe di Mirante dell’ex madridista. Alla prima occasione, dunque, azzurri avanti e difficoltà psicologica raddoppiata per il Bologna. Donadoni ha provato a reagire con i cambi anche rinunciando a Destro e Palacio. Il Napoli ha scelto di gestire inserendo Diawara (ma è stato soprattutto Albiol a rivelarsi prezioso sui calci piazzati per i padroni di casa). Difficile comunque far gol a Reina, due reti subite nelle prime cinque gare stagionali, molto più semplice per Mertens rubare il pallone ad un inguardabile Pulgar e raddoppiare con il mancino da posizione ravvicinata. Così il fenomeno belga ha messo la parola fine al match con leggero anticipo prima del tris firmato da Zielinski, ancora decisivo con il suo ingresso in campo (per il polacco secondo gol consecutivo). Da Bologna arriva una brutta notizia per le rivali scudetto degli azzurri: il Napoli sa, anche, essere cinico.
BENEVENTO – TORINO 0-1 Iago Falque abbatte le Streghe
– Il Toro traballa, rischia di soccombere, reagisce e porta a casa i tre punti risolvendo la partita in pieno recupero. Un 1-0 a Benevento che non convince nemmeno Mihajlovic ma che consente ai granata di collocarsi, con la Lazio, al secondo posto dietro il duo di testa Juventus-Inter. Per i padroni di casa, ancora fermi a zero punti dopo tre giornate, resta l’amaro in bocca per le tante occasioni sprecate e per il gol subìto quando ormai lo 0-0 sembrava cosa fatta.
Le principali azioni della partita vedono spesso il Benevento in avanti. Al 22′ Ciciretti su punizione obbliga Sirigu alla deviazione in angolo, al 40’ su un tiro di Iemmello Molinaro salva sull’accorrente Coda. Il Torino reagisce nella ripresa e con Niang, al debutto con la maglia granata, mette sotto pressione la difesa beneventana. Nella ripresa per due volte Sirigu è protagonista prima su Cataldo e poi su Coda. E al 48′, invenzione di Ljajic per Falque, tocco felpato e Belec è battuto.
“Anche contro il Torino – afferma uno sconsolato Marco Baroni – abbiamo lottato giocando con una carica agonistica ineccepibile. Continuando di questo passo, sono certo che anche i risultati verranno a nostro favore”.
LAZIO – MILAN 4-1
Immobile tripletta, Luis Alberto e Montolivo in gol – Una Lazio straripante sorpassa il Milan e comincia a coltivare progetti da Champions. Protagonista Ciro Immobile: tre reti e un assist (a Luis Alberto) per il bomber esaltato anche dal gol segnato in settimana con la Nazionale. Ben sette centri nel suo ruolino di questo avvio di stagione. Ma il dominio della formazione di Inzaghi si è espresso in una prova di forte maturità e gran gioco. Il 4-1 finale congela le ambizioni del Milan, che non ha saputo reggere il confronto nello snodo decisivo della gara, cominciata alle 16 dopo il nubifragio che in mattinata si è abbattuto su Roma.
Inzaghi conferma la formazione che ha vinto contro il Chievo. Infortunato Felipe Anderson, non ancora pronto Nani, c’è la coppia Milinkovic-Luis Alberto a sostegno di Immobile. Montella inserisce Calabria per rimediare allo stop di Conti. Prima da titolare per Biglia, che torna da ex all’Olimpico dopo il divorzio di due mesi fa. Prima del via, l’ex capitano biancoceleste è andato ad abbracciare Inzaghi che era già in panchina. Dagli spalti arrivano invece fischi per l’argentino sin dal primo tocco di palla. Gran ritmo e continua ricerca del gioco contraddistinguono subito la sfida. Al 9’ Strakosha neutralizza una conclusione di Kessie innescato da Biglia in verticale. Al 14’ il portiere è pronto anche su una parabola di Borini. Al quarto d’ora Inzaghi deve rinunciare a Wallace, che esce in barella: probabile strappo muscolare. In difesa, entra Bastos. Al 17’ rischia Donnarumma su Bastos a un passo dalla porta dopo un corner di Luis Alberto. Due minuti dopo, è Bonucci a chiudere su Immobile. Gara molto tattica. La Lazio guadagna metri, cercando di sfruttare il versante sinistro. Proteste laziali per un contatto in area fra Luis Alberto e Musacchio. Risale il Milan: alta una punizione di Suso dai 30 metri. Partita senza un attimo di tregua. Al 38’ la Lazio va in vantaggio. Ci pensa Immobile a trasformare il rigore concesso da Rocchi per il fallo di Kessie su Luis Alberto. E al 42’ il bomber di Inzaghi raddoppia con una girata spettacolare su cross dalla destra di Lulic. Il 2-0 suggella il cambio di passo dato dai biancocelesti alla partita: dalla mezz’ora in poi, più decisa e intraprendente in fase offensiva.
La ripresa parte nel segno della Lazio. Al 3’ ancora Immobile protagonista. Firma la prima tripletta in biancoceleste finalizzando con stop e tiro in area un traversone di Lulic smistato da Parolo. Apoteosi per il bomber sotto la Curva Nord. E due minuti dopo il centravanti laziale scatta a tutta velocità per servire Luis Alberto che infila il quarto gol della Lazio: Inzaghi fa festa e Milan annichilito. Lazio a grandi livelli. Con orgoglio la squadra di Montella prova subito a rialzarsi. Strakosha vola per deviare un tentativo di Suso. Due cambi per ravvivare l’attacco: Calhanoglu per Cutrone e Kalinic per Borini. All’11’ i rossoneri colpiscono: Montolivo si inserisce su una conclusione di Calhanoglu e batte Strakosha. Il gol rilancia il Milan: Strakosha anticipa Kalinic. Inzaghi sostituisce Lulic, sommerso dagli applausi dell’Olimpico, e fa entrare Lukaku. La squadra di Montella si rovescia tutta in attacco. Ma la Lazio è sempre in agguato. AL 26’ Immobile si fa mezzo campo, arriva davanti alla porta, ma il tiro va sul fondo. Due minuti è Donnarumma a opporsi a un nuovo assalto del bomber laziale. Terza sostituzione nel Milan: Bonaventura rileva Suso. Replica Inzaghi con Luiz Felipe, brasiliano all’esordio in A, al posto di Radu. Il Milan macina gioco, ma la Lazio si muove con sicurezza (Lukaku ha la chance del 5-1). Espulso Parolo al 48’ per doppia ammonizione. E prima del fischio finale Immobile cerca la porta quasi da centrocampo. L’Olimpico festeggia il successo della Lazio con le note dei “Giardini di marzo” di Lucio Battisti, cuore biancoceleste che avrebbe amato molto la bella squadra di Inzaghi.
UDINESE – GENOA 1-0 Jankto affossa Juric
– L’Udinese trova la prima vittoria (1-0), il Genoa s’inchioda vittima di un’improvvisa crisi d’identità. Non è stata una bella partita. Intensa sì, anche dura e nervosa, chiusa con un’espulsione per parte. Ma per lo spettacolo si prega di ripassare.
Jankto prima, la Var dopo decidono il primo tempo e lasciano il segno sulla gara. Già al minuto 15 l’equilibrio si rompe: cross (o tiro?) di Lasagna dalla destra, l’olandese Nuytinck colpisce la traversa, riprende Jankto e batte Perin. Il tutto nel giro di pochi secondi con la complicità della svagata difesa genoana. L’Udinese trova slancio dal vantaggio arrivato in tempi così brevi e comincia a imporre il suo gioco. Delneri decide per il 4-4-2 con De Paul schierato a destra ma libero di spaziare. Il Genoa soffre la forza dell’inedita coppia Behrami-Barak e non riesce a costruire spingendo, poco e male, solo sulla destra con Lazovic. Poi il secondo episodio che condiziona la gara. Al 36′ brutta entrata di Bertolacci su Lasagna, l’arbitro Maresca grazia il genoano, fa riprendere il gioco e dopo un paio di minuti, su segnalazione del var Banti, lo sospende e va a rivedersi l’azione. L’intervento di Bertolacci è grave, gamba alta e piede a martello. Maresca cambia idea e mostra il rosso. A questo punto la partita svolta, anche perché si fa male pure Lapadula, costretto al forfait per un problema al ginocchio. In chiusura di tempo arriva, a sventare il doppio svantaggio, la paratona di Perin su punizione di De Paul.
Campo pesante e molti falli: ecco il secondo tempo. Behrami si meriterebbe un altro giallo per un intervento su Biraschi (costretto alla sostituzione) ma l’arbitro sorvola. Rossettini rischia di mandare in gol Lasagna, ma Perin salva. Poi è Pezzella, appena entrato, a incassare il rosso per una forbice su Omeonga: con l’uomo in meno, Delneri toglie Maxi Lopex e gioca con una sola punta. A quel punto, il Genoa comincia a rischiare qualcosa: Danilo salva davanti alla riga dopo un colpo di testa di Taarabt, che subito dopo tira da fuori sfiorando il pari. La reazione c’è ma arriva troppo tardi.
VERONA – FIORENTINA 0-5 Viola travolgente
– Un’ottima Fiorentina, un tragico Verona, una partita che è durata pochi minuti. Il pomeriggio del Bentegodi ha regalato cinque gol, molti sorrisi a Pioli e tante preoccupazioni a Pecchia e a tutto l’ambiente gialloblù. E’ vero che il doppio svantaggio iniziale ha complicato i piani del Verona, ma la squadra è stata anche incapace di reagire mentre i viola hanno prodotto un calcio lineare ed efficace andando molto spesso alla conclusione.
Pronti, via e la Fiorentina è avanti di due gol. Al 2’ Nicolas devia male un tiro di Benassi e Simeone realizza con un tocco semplice a porta vuota. Al 10’ Thereau trasforma con serenità il rigore concesso per fallo di Nicolas su Chiesa, ben lanciato da Benassi. Rivisto alla moviola, e quindi alla Var, resta qualche dubbio perché l’intervento del portiere del Verona inizia leggermente fuori area. E probabilmente il contatto che genera la caduta avviene prima del superamento della linea. Al di là di questo, comunque, la partita non esiste. Il Verona non riesce a organizzare una manovra decente e non fa mai tre passaggi di fila. La Fiorentina, invece, mette pressione sulla propria trequarti ed è brava a trovare sempre l’uomo smarcato vicino all’area gialloblù. Simeone sfiora il terzo gol, che viene realizzato da Astori su azione d’angolo al 24’. Chiesa manca il poker e poi la Fiorentina rallenta senza che il Verona riesca a rendersi pericoloso e a dare l’idea di poter entrare finalmente in partita. Gli applausi del pubblico gialloblù sono tutti per Kean, che inizia il riscaldamento prima ancora della fine del primo tempo ed entra dopo l’intervallo al posto di Ferrari mentre Romulo sostituisce Souprayen.
La partita, però, non può certo cambiare. Nonostante la vivacità dei due nuovi entrati il Verona crea una sola grande occasione (gran riflesso di Sportiello su tiro al volo di Romulo) dopo che la Fiorentina aveva già segnato la quarta rete grazie a una splendida punizione di Veretout e prima della cinquina firmata da Gil Dias nel finale. E così i viola festeggiano la prima vittoria in campionato mostrando soprattutto una confortante crescita dal punto di vista tattico e della tenuta difensiva, che andrà però verificata contro avversari di ben altro spessore. Il Verona, invece, è già al bivio della sua stagione: sono passate solo tre giornate ma la situazione è difficile. E Pecchia è stato contestato dai tifosi durante e dopo la partita.
CACLIARI – CROTONE 1-0 Sau-gol, è festa grande nel nuovo stadio
– La festa è completa. Il Cagliari debutta alla Sardegna Arena e ottiene i tre punti chiesti, i primi in campionato, a gran voce dal tecnico Rastelli alla vigilia. La firma sulla prima vittoria nel nuovo stadio la mette il bomber Made in Tonara Marco Sau che quest’anno vuole arrivare alla doppia cifra. Sau, al minuto 34 del primo tempo, conclude da attaccante freddo su un servizio illuminante di Joao Pedro che sorprende e infila la difesa del Crotone che stava salendo.
La superiorità del Cagliari nel primo tempo è netta, la squadra di Rastelli è migliorata nel fraseggio sullo stretto e certe giocate anche a un tocco sono un piacere. Barella sembra davvero di un’altra categoria. Davanti Pavoletti si sbatte come un leone e solo una prodezza di Cordaz sul colpo di testa gli nega la gioia di un esordio da urlo. Il Crotone davanti non c’è, Trotta non pervenuto, Budimir lotta molto di più e le poche accelerazioni sono del vivace Stoian. Nessun pericolo per un Cagliari guidato dietro da un superbo Pisacane. Nella ripresa scende la pioggia e cala anche l’intensità del match che il Cagliari cerca di condurre in porto senza affanni. Manca il colpo del k.o., Nicola prova a cercare le soluzioni giuste, quella più azzeccata è disperata. E inserisce Crociata dietro il nuovo entrato Tumminello e Budimir. Ma il pareggio lo sfiora solo Barberis su punizione. Il Cagliari fa festa davanti ai suoi tifosi in un pomeriggio che passerà alla storia. Il lavoro di 200 operai entrati in campo prima del via, è la pagina più bella di 127 giorni di lavoro che hanno portato a un nuovo obiettivo e a uno stadio per tanti aspetti unico.
ATALANTA – SASSUOLO 2-1 Gasp esulta con Petagna e Cornelius
– L’Atalanta respira, il Sassuolo recrimina. Una vittoria stentata e discussa per la squadra di Gasperini, che cancella quota zero in classifica solo grazie a un gran gol di Cornelius e a una rete quasi casuale di Petagna, molto contestato dal Sassuolo, rischiando nel finale il pareggio della squadra emiliana, alla seconda sconfitta consecutiva. Al di là delle recriminazioni arbitrali, la squadra di Bucchi solo in extremis è riuscita ad aumentare il suo peso davanti, confermando di non avere ancora trovato un’identità tattica definitiva e dunque limiti offensivi: il gol del vantaggio era stato in realtà un regalo dell’Atalanta.
Nessuna sorpresa fra i bergamaschi, dato che Gasperini ieri aveva insolitamente annunciato la formazione. Dunque ritorno di Caldara al centro della difesa, prima da titolari per De Roon (per Freuler), Castagne (Hateboer) e Cornelius (Petagna), all’insegna di un turnover mirato all’esordio in Europa League di giovedì contro l’Everton. Non annunciato, ma ipotizzato, il cambio di sistema di gioco nel Sassuolo, dal “vecchio” 4-3-3, usato nelle prime due gare di campionato, al 3-5-2: un esterno offensivo in meno (Politano) e un centrale difensivo in più (Letschert, preferito a Goldaniga). In attacco Berardi più vicino a Falcinelli e alla porta. Ma qualche sorpresa anche nelle scelte di Bucchi: Sensi e non Missiroli, Mazzitelli e non Duncan (non al meglio) e sulla fascia sinistra fiducia a Adjapong, recuperato in extremis.
Il gol beffa (o meglio: suicidio) subìto dall’Atalanta, che ha stappato la partita, è arrivato dopo mezzora scarsa di teorico dominio nerazzurro. Il primo vero avvicinamento della porta di Consigli era arrivato solo dopo 23’ (da Gomez a Ilicic, sinistro alto), per il resto la forte pressione della squadra di Gasperini aveva solo tenuto il Sassuolo nella sua metà campo, ma senza metterlo con le spalle al muro. Anzi: 5’ dopo, proprio lo sbilanciamento dei nerazzurri aveva causato l’harakiri di una ripartenza nata da una punizione a favore al linite dell’area avversaria, pasticciata da Ilicic. Palla capitalizzata da Berardi, fuga sulla destra di Lirola, tappeto rosso per l’inserimento centrale di Sensi, in vantaggio sul rientro di tutto gli avversari. Il merito dell’Atalanta è stato non scomporsi, e trovare il pareggio dopo 7’: un pizzico di fortuna (Ilicic non ha agganciato un pallone poi arrivato a Cornelius) e un colpo di classe del centravanti danese, che ha evitato l’opposizione di Magnanelli e poi Cannavaro, trovando da 15 metri un sinistro chirurgico sul palo di Consigli. Gol convalidato dopo consulto arbitrale, per sospetto fuorigioco dell’autore del gol.
Nella ripresa era logico aspettarsi un’Atalanta più padrona del campo, dopo aver aggiustato la partita. Ma neanche il cambio (Kurtic per Ilicic) ha dato la scossa, arrivata semmai con l’infortunio di Gosens e l’inserimento del vivace Hateboer sulla destra (con Castagne dirottato a sinistra): l’olandese ha prima impegnato Consigli e poi mostrato la porta a Petagna che non è arrivato per un soffio su un suo cross dalla destra, ma il vantaggio dell’Atalanta è comunque giunto in maniera quasi casuale (palla messa in mezzo da Gomez e tocco svirgolato ma vincente di Petagna) e soprattutto molto discussa: sullo spiovente del Papu, Cannavaro non è potuto intervenire in quanto ostacolato da Kurtic, ma Manganiello non ha ritenuto di intervenire. Il vantaggio non ha sciolto l’Atalanta, che nel finale ha rischiato per due volte il pareggio: il subentrato Matri, vivacissimo, ha messo in porta Ragusa, che ha ritardato il tiro e si è visto chiudere benissimo lo specchio da Berisha, il quale si è ripetuto poco dopo cancellando un colpo di testa di Acerbi su cross di Lirola.
INTER – SPAL 2-0 Nerazzurri a punteggio pieno. Spalletti afono, per lui niente interviste
– L’Inter ha battuto la Spal 2-0 nell’anticipo dell’ora di pranzo della 3/a giornata della serie A e raggiunge la Juve in testa alla classifica a punteggio pieno. Nerazzurri avanti con Icardi nel primo tempo con un rigore concesso dopo intervento Var. Nel finale della ripresa il raddoppio di Perisic.
Colpo d’occhio a San Siro, spalti gremiti, tifo caldissimo, martellante suono di tamburi come un tempo: l’Inter di Luciano Spalletti mette a segno la terza vittoria in campionato contro una grintosa Spal, viaggia a punteggio pieno insieme alla Juve e, ancora una volta, vanno a segno Icardi e Perisic. I nerazzurri passano su rigore trasformato con freddezza da Icardi (cinque reti per il capitano), non riescono a chiudere subito il match, soffrono, attaccano, colpiscono una traversa con un missile di Skriniar. La Spal non si arrende mai, gioca a viso aperto, fa vedere ottime cose ma alla fine l’Inter trova il gol della sicurezza grazie a una prodezza di Perisic. Spalletti aveva sfidato il croato a mostrare il suo valore, lui risponde da campione, sul campo, e manda in estasi i 60 mila di San Siro. Tutto gira bene per l’Inter che sembra aver ragione in merito a un mercato che non ha fatto impazzire i tifosi. Grande prova di Skriniar, bene l’esordio di Dalbert, decisivo l’apporto di Perisic, fresco di rinnovo. A fare da direttore d’orchestra Spalletti che ci mette energia e passione, qualita’ che mancano da tempo a un’Inter che prende sicurezza e guadagna in autostima.
Tanto si è sgolato durante i 90′ della partita dell’Inter contro la Spal che alla fine è rimasto senza voce: il tecnico nerazzurro, Luciano Spalletti, è costretto a rinunciare alle consuete interviste post partita perché afono. Al suo posto ha parlato il vice allenatore, Marco Domenichini. “Non è stata una gara facile anche se poi la vittoria è meritata – ha detto il tecnico in seconda ai microfoni di Premium Sport -. La Spal sta bene in campo e Semplici è molto bravo a organizzare i suoi ragazzi: ci hanno creato qualche problema. Questi sono tre punti pesanti, anche vedendo l’anno scorso in cui l’Inter ha avuto problemi con le piccole”. “Siamo contenti per questa vittoria e per i nove punti in classifica – ha aggiunto Domenichini – Dobbiamo comunque migliorare ancora, soprattutto nella gestione della palla anche se questa è stata una settimana particolare perché molti ragazzi sono tornati all’ultimo dai ritiri delle loro nazionali e non è stato semplice preparare una gara così difficile”.
SAMPDORIA-ROMARinviata
JUVENTUS – CHIEVO 3-0A segno Higuain e Dybala. Vantaggio su autorete poi entra numero 10 e trasforma bianconeri – La Juventus non brilla ma supera il Chievo per 3-0 mantenendo la vetta della classifica e si prepara nel migliore dei modi alla sfida di martedì al Camp Nou con il Barcellona. I bianconeri hanno sbloccato la partita con una sfortunata autorete di Hetemaj per poi chiudere nel secondo tempo la questione con un gran gol di Higuain imbeccato da un Pjanic in gran spolvero. In una partita non particolarmente entusiasmante, il vero lampo di luce è stato l’ingresso in campo di Dybala: nonostante il fuso orario a pesare sulle sue spalle come un macigno, la ‘Joya’, in campo dal 9′ st, ha ravvivato il match, regalando dribbling funambolici e il bel gol del 3-0, la classica ciliegina sulla torta che ha punito forse eccessivamente il Chievo sceso in campo con la giusta mentalità. Con il Barcellona alle porte e la fatica degli impegni con le nazionali nelle gambe, Allegri ha cambiato volto alla sua Juventus: spazio quindi a Szczesny in porta, Matuidi a centrocampo e Douglas Costa in attacco per un 4-3-3 già provato in estate ma mai sposato dal primo minuto di gioco. Il cambio di modulo ha regalato una Juventus meno intraprendente nel possesso di palla, ma più rapida in contropiede e nelle ripartenze: dopo un buon inizio dei bianconeri, alti nel pressing e rapidi nelle folate offensive, il Chievo ha alzato il baricentro rallentando la marcia di Matuidi e compagni.
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