Come ha fatto la Roma a evitare di farsi sommergere dall’onda alta dell’Atletico? Facile: alzando la difesa come statura e come numero di giocatori. A metà esatta della ripresa, mentre la sua squadra era in balia dei madrileni, Di Francesco deve aver ripensato ai suoi anni di Sassuolo, quelli del 4-3-3 che per tanti nasceva dalla fonte zemaniana e che invece del vecchio maestro boemo aveva ben poco. Il 4-3-3 come fede, come dogma, come certezza assoluta. E d’un colpo spazzata via. Fuori Defrel, acquistato per giocare col 4-3-3, lui che lo ha conosciuto bene in Emilia, e dentro Fazio: difesa a 3, anzi, a 5, con Bruno Peres, Manolas, Fazio, Juan Jesus e Kolarov, poi De Rossi lì davanti, poco sopra Nainggolan (prima del cambio con Pellegrini) e Strootman, con Perotti più dietro che accanto a Dzeko. L’Atletico ha insistito, ma quando ha capito che andava a sbattere di continuo col muro giallorosso, ha cominciato a gestire, per evitare di prendere gol. E’ vero che in pieno recupero la squadra di Simeone ha avuto un’altra doppia occasione con Saul, ma era l’ultima fiammata in una partita che si era già fatta cenere. Se questa è la svolta tattica della stagione romanista lo sapremo più avanti, di sicuro ieri è servita a conquistare il primo punto del girone.
MIGLIORARE – Alla fine, però, il giocatore davvero decisivo è stato Alisson che ha preso i complimenti di tutti, a cominciare da quelli del capitano. «Il nostro portiere è stato molto bravo per fortuna nostra», ha detto De Rossi che ha spiegato come e perché la Roma deve migliorare. «Dobbiamo essere positivi. Il risultato non è negativo per il valore dell’avversario, ma si può far meglio. Nel secondo tempo abbiamo lottato, però l’avete visto tutti che siamo stati fortunati. In ogni caso, ci sono meriti da attribuire alla squadra anche quando il portiere ti salva: siamo stati sfortunati con l’Inter, bisogna riconoscere anche il contrario». C’era un rigore per la Roma: «Sarebbe giusto rivederlo prima, ora conta poco. Alla fine della stagione possono pesare, soprattutto quello con l’Inter, che era palese. Con i mezzi a disposizione, si poteva e si doveva fare meglio, ma non si è voluto».