La cresta è appena fatta, rifinita per la showroom della Champions League, e attira l’attenzione anche a Baku, quando la Roma scende dal pullman dopo oltre 4 ore di volo. «Forza Lazio» urla un tifoso, probabilmente non italiano, che aspettava la squadra davanti all’hotel. Radja Nainggolan ascolta e prima di infilarsi nella porta scorrevole risponde con ironia da derby: «Ciao brutto». Si diventa idoli anche così. Ma in Azerbaigian sia lui che la Roma devono fare sul serio. La Roma perché non vince in trasferta in Champions da 7 anni. Nainggolan perché, persa la Nazionale belga, ha bisogno di visibilità internazionale per riconquistare il ct Martinez. Peraltro, visto che non ha mai segnato in Champions, la partita contro il Qarabag può essere l’occasione per cancellare questo zero nel curriculum e per confermare la tendenza virtuosa di inizio stagione: tornando a giocare da mezzala, ha già fatto gol con la Roma e fornito due assist mentre nel 2016 di questi tempi era ancora a secco.
INCONVENIENTE – Ma la vigilia di Eusebio Di Francesco è stata turbata da un infortunio: Diego Perotti, già recuperato a tempo di record dopo la sutura di 10 punti a una caviglia, si è fermato nella rifinitura allo stadio Olimpico a causa di un risentimento dietro alla coscia destra. E’ probabile che abbia commesso qualche movimento sbagliato per “proteggere” la ferita. I medici dovranno valutarne le condizioni al rientro in Italia, che avverrà domani a ora di pranzo, in vista di Milan-Roma. Ma intanto, a Baku, Di Francesco per il ruolo di esterno destro d’attacco dovrebbe rilanciare Defrel, che sarebbe preferito al giovane Cengiz Ünder (richiestissimo per le foto, qui vive una forte colonia turca). Per il resto, confermato il turnover funzionale con buone speranze per Bruno Peres, Pellegrini, Gonalons e Juan Jesus.
AUTOSTIMA – Proprio Juan Jesus è stato attore di un piccolo sketch durante la conferenza prepartita: ha dovuto più volte sistemare il microfono di Di Francesco, che non si accendeva. Poi, parlando da giocatore e non da fonico, ha spiegato la sua rinascita dopo un anno difficile: «Vengo dall’Inter, conosco gli ambienti esigenti. Un giorno sei forte, il giorno dopo non sei capace. Adesso sto dimostrando il mio valore ma se pure dovessero tornare le critiche, non ci sarebbero problemi. I tifosi possono fare ciò che sentono: io lavoro con umiltà, i fischi li lascio a loro». Sorridente ma schietto.