Quattro su quattro, in trasferta, e senza subire gol, non male per uno zemaniano convinto (cit anonimo). Non male perché Eusebio Di Francesco, infatti, è tutto tranne che uno zemaniano. Non ha rinnegato il boemo, nel tempo ha solo modificato l’idea che aveva di lui, in meglio o in peggio, questo dipende dai punti di vista. Modifiche soprattutto nella fase difensiva, alla continua ricerca dell’equilibrio. Ed ecco come la Roma oggi brilla più per come occupa il campo, per come non si disunisce. Per la sua compattezza, insomma: non è spettacolare come le squadre di Zeman, ma prende meno gol, rischia meno e qualche vittoria come questa riesce a portarsela a casa. E’ una Roma difranceschiana, semplice, semplice. In attesa che diventi vincente. «Quando concedi poco agli altri e tieni il pallino in mano, è un bel segnale. Poi dobbiamo migliorare l’attacco dell’area avversaria, cercando maggiore precisione, con più cattiveria», la spiegazione del tecnico della Roma, che ha appena preso tre punti a Torino. Una vittoria sporca, citando proprio Eusebio. Che ha solo il compito di creare una squadra, svincolata dall’umore dei suoi solisti. «Sì, era proprio quello che volevo fare, facendo lavorare anche gli attaccanti. E lo stanno facendo bene, guardate Dzeko: stava male, ha voluto giocare e si è dato un gran da fare. A Londra difensivamente abbiamo fatto benissimo nonostante i tre gol, incassati per qualche errore individuale. Che abbiamo ripetuto pure con il Toro. Ciò che mi convince di più è la mentalità di andare sempre a prendere l’avversario e lavorare insieme nelle due fasi. Se non c’è spirito di sacrificio non si va da nessuna parte. Mi dispiace per aver sbagliato qualcosa nell’ultimo passaggio, non eravamo al meglio là davanti. Poco lucidi. Venivamo da un viaggio massacrante, siamo tornati da Londra alle sei di mattina e qui contro il Toro avevamo parecchie assenze. La squadra ha reagito bene, si è mostrata molto compatta». La difesa inedita con tre mancini e un terzino come Florenzi è piaciuta a Eusebio, che ha gradito la prestazione dell’esordiente (da titolare) Moreno. «Un ragazzo eccellente con grandi qualità tecniche, ha lavorato benissimo con la linea». Poi, il tecnico spiega la posizione di Nainggolan alla Gerson (stile Chelsea). «Volevo che partisse largo per poi fare spazio a Pellegrini. A volte ci siamo riusciti e altre no. Nella ripresa, Radja, è cresciuto molto».
SCUDETTO SÌ SCUDETTO NO – E per un istante ritorna la voglia di parlare di scudetto, anche alla luce di una partita, quella con la Sampdoria, da recuperare. «Dopo la sconfitta col Napoli sembrava che non potessimo competere. Io voglio mantenere l’equilibrio nei giudizi. Lavoriamo sotto traccia e io mi godo la crescita della squadra che comincia ad essere evidente». Crescita di mentalità, sottolinea l’allenatore. E quando si parla di questo, non può non essere citato uno come Kolarov. Eusebio ne è entusiasta. «Ha una padronanza tecnica incredibile, ma ciò che colpisce e apprezzo è la mentalità. E’ lui che fa la differenza per come prepara la partita. Un grandissimo professionista».