Quando la bellezza di questa partita, piena di gol, di occasioni, di errori, gonfia di pioggia e di emozioni, di scatti e rimonte si è trasformata in pura forza fisica, la Roma ha messo sotto la Fiorentina, vinto la partita e fissato, col dodicesimo successo consecutivo in trasferta, il record storico per la Serie A. Per la squadra di Di Francesco è stato un bel colpo, considerati i pareggi di Inter e Napoli, ha accorciato la distanza con il vertice della classifica e ha scoperto un nuovo bomber, il ventenne brasiliano Gerson che per due volte ha portato in vantaggio la Roma nel primo tempo, a conferma del felice intuito di Di Francesco nelle sue scelte. Ma c’è un altro aspetto rilevante in questa vittoria romanista: la trasferta di Firenze arrivava dopo il 3-0 sul Chelsea, c’era il rischio di sentirsi appagati anche con un pareggio e invece la Roma ieri non era sazia nemmeno sul 3-2.
MASSIMO VIOLA – La Fiorentina ha lasciato in questa partita la netta sensazione che molto più di così non può fare, che non può competere al livello della Roma, che deve superare tutti i suoi limiti (spendendo oltre il necessario) per correrle dietro. Ma non si è mai arresa (è una bella caratteristica) e non è stata neppure fortunata. Sul 2-2 ha colpito un palo con Chiesa (deviazione di Alisson) e sulla ribattuta di Veretout ancora Alisson ha respinto. Poteva essere la svolta. Che è arrivata invece a inizio ripresa con il gol-rimpallo di Manolas su angolo di Kolarov, sbrecciato di testa da Dzeko. Così, da un probabile 3-2 la Fiorentina è passata al 2-3 e non ce l’ha fatta più a recuperare, anche se ci ha provato ancora, senza andarci molto lontana.
IL MOSTRO DI NAINGGOLAN – Non ce l’ha fatta anche perché in mezzo al campo si è alzata la diga di Nainggolan, un giocatore che quando raggiunge la condizione migliore è incontenibile. Ha recuperato un pallone dietro l’altro e ha finito la sua gara consegnando a Perotti la palla del 4-2. Il belga era l’unico centrocampista confermato da Di Francesco rispetto alla gara di Champions, ma nessun cenno di fatica è apparso sulla sua prodigiosa falcata. Un mostro.
I GOL DELLE ALI – Gli altri cambi rispetto alla gara di Champions hanno portato in campo Manolas, Pellegrini (un po’ spento) e Gerson, che si è presentato al Franchi con i suoi primi gol in Serie A. Il brasiliano ha confermato la nuova linea delle reti romaniste: degli 8 gol segnati nelle ultime tre partite ufficiali, 7 sono stati firmati dalle ali, El Shaarawy (tre), Perotti (due), Gerson (due), uno solo ieri da un difensore, Manolas. Se non segna Dzeko, ci pensano gli altri, questa è la nuova grande forza della Roma.
GLI ERRORI – Sulle reti del primo tempo gli errori sono stati numerosi e decisivi. Sull’1-0, Badelj si è fatto soffiare la palla da Gerson e Nainggolan poco oltre la linea difensiva, su El Shaarawy (assist) era in ritardo Bruno Gaspar, su Gerson fuori tempo Biraghi. Sull’1-1, Kolarov ha marcato male Gil Dias (assist) e Gerson ha lasciato andare Veretout. Sul 2-1, Benassi non ha retto l’allungo di Gonalons (assist), Biraghi si è staccato dalla marcatura di Gerson e ha cercato di contrastare il tiro a gambe aperte. Sul 2-2, Fazio ha guardato la palla (cross-assist di Biraghi) anziché marcare da vicino Simeone.
I CAMBI – Pioli ha perso Badelj per infortunio (dentro Sanchez), ma gli inserimenti successivi di Eysseric e Babacar non hanno alzato il livello del gioco. A differenza dei cambi di Di Francesco che ha messo anche Perotti, l’uomo che ha chiuso la partita col quarto gol. Se ti giri verso la panchina e vedi le facce di De Rossi, Strootman e Perotti i cambi ti vengono facile. Per Pioli, non è proprio la stessa scelta…