Un’esplosione di ottimismo. James Pallotta resta sempre quello che, davanti agli occhi increduli dei calciatori della Roma, a Trigoria, si buttò in piscina vestito. Era gennaio. Il tuffo, questa volta, è solo simbolico e la piscina solo le colonne di Sports Illustrated, che ha raccolto una lunga intervista dell’«owner» giallorosso, che vede un grande futuro per il suo club. Lo stadio: «Credo che venerdì (oggi per chi legge; ndr) avremo l’approvazione e l’annuncio, da parte della Regione, per il nostro progetto. Potrebbe essere un bel regalo di Natale. Tante cose cambieranno quando si saprà che avremo sicuramente uno stadio tutto nostro». Lo scudetto: «Anche negli ultimi due anni eravamo forti. Quando Spalletti è arrivato ed è rimasto imbattuto nelle ultime 17 partite non eravamo così lontani. Se avessimo giocato così nella prima metà di quella stagione… E nell’ultimo campionato siamo finiti 4 punti dietro alla Juventus. Quindi ci siamo. Stiamo diventando più tosti come squadra, quindi cosa dovrei pensare? Da scudetto? Sì, penso che lo siamo. Abbiamo una gara da recuperare e siamo proprio lì».
Il modello Roma: «C’è voluto un po’ di tempo per imparare alcune cose e ancora di più per cambiare la filosofia di gestione del nostro mercato. Guardate ad esempio Lorenzo Pellegrini, che prima avevamo ceduto in prestito. Non sono sicuro che sarebbe successo se Monchi fosse stato qui. Dovremmo dargli più minuti in campo. Vogliamo essere sicuri che giocatori come lui restino qui e capiscano che la Roma li vuole». Monchi: «Ha grande esperienza e una reputazione che si è giustamente meritato. Avevo ottime sensazioni quando ho cominciato a parlare con lui e siamo riusciti a prenderlo anche se c’erano tanti altri grandi club sulle sue tracce, che gli offrivano più soldi. Ma a lui piaceva il nostro progetto». Di Francesco: «Ci piaceva come giocava il suo Sassuolo. Il suo passato in giallorosso è stato determinante: capisce le difficoltà di questo ambiente e le sa gestire. Credo che sia diventato anche più flessibile. Quando abbiamo parlato con lui, in estate, mi ha detto: questo è il mio stile di gioco. Nel giro di un paio di partite, però, abbiamo visto anche gli aggiustamenti che ha fatto. E dobbiamo apprezzarlo». Il suo lavoro: «Dicono che sono un presidente assente, ma non c’è nulla di più lontano dalla realtà. Sto lavorando su tantissime cose».